Non solo per eredità e pensione di reversibilità è meglio il matrimonio della convivenza

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Il matrimonio è diventato un sacramento desueto. I giovani non si sposano più e preferiscono la convivenza. Meno spese per iniziare una vita insieme, sicuramente. E meno burocrazia per quando si decide di non voler più proseguire la vita di coppia. I giovani, infatti, iniziando a lavorare molto tardi si trovano ad avere a disposizione pochissimi soldi da investire nel matrimonio. E non vogliono pesare sui genitori per iniziare la propria vita.

Probabilmente, però, il calo dei matrimoni è dovuto anche all’aumento del numero di separazioni e divorzi. Di fatto, quindi, si evita di spendere soldi per un matrimonio quando se ne vedono naufragare molti, anzi troppi. A tutto questo, poi, si deve sommare anche il fatto che i giovani, nella maggior parte dei casi, si sono allontanati dalla religione. E, quindi, non credono proprio più nell’importanza dei sacramenti. Nella necessità di “rendere legale” un’unione che funziona benissimo anche come semplice convivenza. Ma ecco perché dopo una certa età conviene sposarsi.

L’importanza del matrimonio non è solo religiosa

Anche se da giovani non ci si pensa, il matrimonio rende l’unione legale. Ovvero mette i coniugi su un piano diverso di fronte alla Legge rispetto ai conviventi. E questo va valutato molto bene, soprattutto quando si comincia ad andare avanti con l’età. Ed è indifferente se ci sono figli o meno. Perché dopo una certa età sposarsi diventa un modo per dare garanzia al coniuge. E non sull’amore che si nutre nei suoi confronti.

Supponiamo che uno dei due componenti della coppia si ammali gravemente e venga ricoverato. Il convivente non solo non avrà diritto di assistenza in ospedale, ma non potrà neanche prendere decisioni legate alle cure. Se si pensa che questo può accadere, magari, dopo decenni di convivenza si comprende quanto sia importante poter assistere la persona che si ama. Ma non è solo questo.

Non solo per eredità e pensione di reversibilità è meglio il matrimonio della convivenza

I conviventi non rientrano nell’asse ereditario. E, quindi, sono esclusi dalla successione, anche se hanno contribuito con il loro sostegno di una vita al patrimonio del compagno. Per poter far rientrare la persona che si ama tra coloro che erediteranno i beni, quindi, è necessario sposarsi. In caso contrario si potrà destinare solo il 25% del proprio patrimonio al proprio compagno. E solo in presenza di un testamento dove sia esplicitamente dichiarato.

I conviventi, inoltre, non hanno diritto neanche alla pensione di reversibilità. Al coniuge spetta, anche se è sposato solo da pochi anni con il defunto. Al convivente non è mai riconosciuta, neanche dopo 30 anni di convivenza. Per lasciare, quindi, una quota della propria pensione alla persona che si ama è necessario il matrimonio.

Un altro fattore che non si considera da giovani è l’assistenza in caso di infermità o inabilità. Al convivente viene riconosciuto il diritto ai 3 giorni di permesso previsti dalla Legge 104. Ma non i 24 mesi di congedo straordinario retribuito. Ecco perché, giunto ad una certa età è necessario iniziare a valutare l’idea di sposarsi. Non solo per eredità e pensione ma anche per tutelare se stessi e il proprio partner.

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