Non serve essere ChatGPT per guadagnare con l’AI: queste 5 aziende fanno profitti miliardari con l’intelligenza artificiale

Non serve essere ChatGPT per guadagnare con l'AI: queste 5 aziende fanno profitti miliardari con l'intelligenza artificiale

L’Intelligenza Artificiale (AI) ha fame di energia e basta un semplice esempio per dimostrarlo: una ricerca utilizzando ChatGPT richiede 2,9 Wh (wattora), mentre una ricerca su un motore di ricerca come Google 0,3 Wh. L’Executive Summary 2024 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha evidenziato che, entro il 2026, il consumo di energia per i data center aumenterà dai 460 TWh (terawattora) del 2022 a 1.000 TWh. Ecco perché moltissime realtà sono alla ricerca di soluzioni di lungo periodo. Alcune note società del settore energetico (sia quotate sia non quotate in Borsa), come Constellation Energy, Helion e Fervo hanno stretto o hanno intenzione di stringere accordi con le Big Tech che necessitano di alimentazione per l’Intelligenza Artificiale.

L’AI richiede tanta energia: società energetiche pronte a cogliere l’opportunità offerte dalle Big Tech

Quali società beneficeranno della corsa all’AI e sfrutteranno la “fame di energia”? In particolare, sono 5 quelle su cui puntare l’attenzione.

Microsoft

Microsoft ha avviato una partnership con Constellation Energy Corp. per riaprire, entro il 2030, la centrale nucleare Three Mile Island in Pennsylvania, proprio per alimentare i data center con cui sperimentare nuove tecnologie AI. La società di Bill Gates ha anche stretto una collaborazione con Helion, una start-up impegnata nel settore della fusione nucleare.

Google

Google, parte del gruppo Alphabet ha stretto una collaborazione con Fervo Energy, per sfruttare l’energia geotermica, considerata fondamentale raggiungere, entro il 2030, l’obiettivo di emettere energia a zero emissioni di carbonio per alimentare le attività dei suoi data center. Dopo il progetto pilota in Nevada, Fervo ha avviato i lavori a Cape Station, nello Utah, che dovrebbero essere ultimati entro il 2026.

OpenAI

OpenAI, invece, segue Microsoft nella ricerca di centrali nucleari, per raggiungere le zero emissioni entro il 2030, eliminando le quantità di gas serra prodotte con le sue attività legate all’Intelligenza Artificiale.

Tesla

Tesla, il noto produttore di autovetture elettriche, ha diversificato il suo business con la divisione Megapack. Una sola batteria Megapack di Tesla è capace di stoccare 3,9 MWh (megawattora) di energia, ovvero il fabbisogno di 3.600 abitazioni per un’ora. Questa soluzione sembrerebbe utile per stabilizzare la rete elettrica e scongiurare i blackout e, associata ai data center, potrebbe consentire la conservazione del surplus di energia prodotta dagli impianti fotovoltaici, così da rilasciarla nelle ore notturne.

Nvidia

Nvidia ha progettato il nuovo chip Blackwell che, rispetto al predecessore H100, aumenta di 25 volte le prestazioni di calcolo per unità di energia consumata. Non solo produzione di energia da fonti a ridotta o zero impronta di carbonio, ma anche riduzione dei consumi, a partire dai processori che sono la mente e il cuore dell’Intelligenza Artificiale.

Edifici di data centre efficienti e stoccaggio dell’energia prodotta

È, infine, degno di nota il progetto diretto all’efficienza energetica degli immobili che ospitano i grandi calcolatori che fanno funzionare gli algoritmi dell’AI. Anche in Italia sono attive società, per ora non quotate in Borsa ma che potrebbero esserlo in futuro, che operano nell’ambito del Facility & Energy Management. Tra i principali protagonisti attuali del settore, spicca il costruttore di infrastrutture statunitense Fluor Corp., impegnato nella realizzazione di impianti di grandi dimensioni con elevata efficienza energetica, tra cui le fabbriche di semiconduttori.

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