Meloni si lamenta dei “dazi interni” alla UE, ma se avessimo un vero mercato unico europeo questo problema non esisterebbe

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Giorgia Meloni alza la voce e ammette finalmente che le politiche Ue stanno autodistruggendo l’economia di tutti i Paesi Membri. Il riferimento ai Dazi è scelto appositamente per far capire che scelte sbagliate costano come se fosse attiva una tariffa. Infatti la Premier ha chiesto, con forza, che l’Europa abbia il coraggio di fare marcia indietro in particolar modo sul Green Deal “fortemente voluto dalle sinistre” e che si torni a una politica basata sul pragmatismo e sul buon senso. Ma ovviamente non è tutto qui, anzi. In gioco c’è il futuro dell’Italia.

Cosa sono i dazi auto-imposti nella Ue che cita la Meloni?

Non è difficile immaginare che l’attuale Governo abbia avuto la “sfortuna” di sostenere il peso e la pressione delle politiche commerciali di Trump, ma è anche vero che questa è solamente la punta dell’iceberg. Negli ultimi anni, sono numerose le scelte dei singoli Stati Ue che hanno aumentato la frammentazione economica, e adesso è molto più difficile correre ai ripari. Meloni lamenta delle eccessive regole e burocrazie che avrebbero ostacolato la crescita delle aziende, l’innovazione e, termine sempre più utilizzato, la competitività di ogni singolo Stato Membro. Gli auto-dazi sarebbero però in realtà (come sostengono alcune parti politiche) riconducibili a “protezioni” di alcune aziende, interi settori economici, banche e mercati nazionali che non hanno permesso quell’omogeneità così tanto necessaria in questo momento.

Non a caso, la Premier è stata più o meno velatamente accusata di essere incoerente. Il suo governo, nei fatti, sempre secondo le opposizioni, ha sempre prediletto scelte “sovraniste”, in contrasto con un’espansione/integrazione politica ed economica col resto della Ue. Ma, indipendentemente dal dibattito, che è persino costruttivo, ciò che è evidente è che qualcosa va fatto, perché le cose così come stanno non regalano prospettive economiche rosee.

Quali sono le azioni da intraprendere per creare un vero mercato unico europeo, secondo gli esperti

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Che siano auto-dazi interni o problematiche che l’Europa si trascina da anni, secondo Mario Draghi sono necessarie azioni concrete per creare quello che veramente sarebbe un mercato unico, in grado di crescere e di conseguenza saper competere con Stati Uniti e Cina. L’ex banchiere, qualche mese fa aveva precisato che “le barriere interne sono un retaggio di tempi in cui lo Stato nazionale era la cornice naturale per l’azione. Ma ora è chiaro che agire in questo modo non ha portato né benessere agli europei, né finanze pubbliche sane, né tantomeno autonomia nazionale, che è minacciata dalle pressioni dall’estero”.

Secondo gli esperti e anche secondo i pareri dei principali esponenti politici italiani, alcune azioni sarebbero da intraprendere immediatamente, così che l’Italia abbatta definitivamente quel gap che la separa dal resto della Ue. Si fa cenno al Mes, che non è mai stato ratificato, così da far nascere quell’Unione bancaria necessaria alla fluidità dei mercati finanziari. Si menziona poi il dovere di spendere tutti quei miliardi del PNRR che sono ancora “parcheggiati” in attesa di dare forma a qualche riforma (il gioco di parole ci sta tutto) e dunque uno slancio al Paese. Si chiede anche di avere una visione a lungo termine e di attuare tutte le misure volte a riaccendere la concorrenza in molti settori italiani, “lasciati per troppo tempo indietro”. Infine, ma non da ultimo, a Meloni è stato consigliato di “cancellare il golden power per il riassetto bancario“, utilizzato politicamente “per mettere gli interessi politici suoi e della sua coalizione davanti ai criteri di efficienza di mercato“.

Il primo passo, però, è stato fatto. Adesso sta alla politica – dopo aver ammesso gli errori – ricominciare con un rinnovato entusiasmo e soprattutto con una visione proattiva e costruttiva e, nello specifico riguardo a Giorgia Meloni, confrontarsi poi con i suoi elettori.