Malcontento e paura dei lavoratori per quello che potrebbe accadere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi con la riforma allo studio

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Ormai da qualche mese si discute di una riforma pensioni che possa introdurre maggiore flessibilità in uscita a partire dal 2023. Un intervento che dovrebbe rendere meno brusca la scadenza della quota 102, fissata per il 31 dicembre 2021. Il prossimo anno, infatti, con la scadenza della misura citata e delle proroghe di APE sociale e Opzione donna si tornerebbe alla Legge Fornero. I sindacati chiedono a gran voce una flessibilità in uscita a 62 anni di età. In alternativa per le parti sociali andrebbe bene anche un’uscita con 41 anni di contributi.

Il Governo, pur prendendo atto delle richieste avanzate risponde che qualsiasi misura sarà scelta dovrà essere economicamente sostenibile. Questo, tradotto, non può che significare che il costo dell’anticipo graverà sulle spalle dei lavoratori con penalizzazioni sull’assegno previdenziale.

Riforma pensioni e ricalcolo contributivo

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha espressamento detto che auspica un ritorno al contributivo. Ed è proprio questa malaugurata frase del Premier ad aver scatenato la paura e la preoccupazione dei lavoratori prossimi al pensionamento. 

Malcontento e paura dei lavoratori per quello che questa riforma potrebbe significare e per gli effetti che potrebbe avere sulle misure previste dalla Legge Fornero. Il timore più grande di chi deve accedere alla pensione nel 2023 è quello che il calcolo della pensione sia effettuato con un ricalcolo contributivo. Questo, ovviamente, provocherebbe per alcuni profili un netto svantaggio economico sulla pensione spettante. In caso di carriere lunghe, infatti, gli ultimi stipendi determinano la quota retributiva della pensione. 

Un altro timore che i lavoratori hanno espresso è quello relativo alla possibile abolizione della pensione anticipata ordinaria. Quella che si raggiunge, attualmente, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Non vedendo mai citata espressamente la misura, infatti, si tema che possa venire modificata o, addirittura, abrogata.

Malcontento e paura dei lavoratori per quello che potrebbe accadere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi con la riforma allo studio

Cosa potrebbe accadere con la nuova riforma? Premettendo che nessuno è in grado di prevedere il futuro, si possono, però, fare delle ipotesi. Draghi ha auspicato un ritorno al contributivo, è vero, ma intendendo dire che bisognava ritornare al pre quota 100. Ovvero alla Legge Fornero che prevede, man mano che passeranno gli anni, una prevalenza del sistema contributivo.

È stato anche chiarito che qualsiasi forma di anticipo preveda il ricalcolo contributivo o, in alternativa, una penalizzazione percentuale. Difficilmente si arriverà ad applicare un ricalcolo contributivo per chi accede alla pensione con le misure strutturali (quelle previste dalla Legge Fornero). Anche perchè tali misure hanno già dei requisiti molto rigidi e superiori all’età pensionabile prevista nella maggior parte dei Paesi UE.

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