Le differenze tra Partita IVA forfettaria e Partita IVA ordinaria da conoscere assolutamente

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Il mondo delle Partite IVA può confondere i meno esperti e chi, per la prima volta, vuole scegliere a quale regime fiscale affidarsi. Chi apre una Partita IVA spesso non sa scegliere tra il regime forfettario e quello ordinario. Le differenze tra Partita IVA forfettaria e Partita IVA ordinaria da conoscere assolutamente sono cruciali per fare la scelta giusta. Ecco le principali.

Le caratteristiche della Partita IVA forfettaria

La Partita IVA forfettaria è, spesso, la preferita da chi si addentra per la prima volta nel mondo del lavoro autonomo. Questo regime fiscale è, infatti, esente IVA.

Chi sceglie un regime forfettario non è inoltre obbligato a produrre fatture elettroniche. In confronto al regime ordinario, le aliquote di imposta del regime forfettario sono relativamente basse. Si parla del 15% sul reddito imponibile che in alcuni casi si abbassa perfino al 5% per i primi cinque anni.

Ogni professionista è, infatti, provvisto di un codice ATECO che descrive la sua attività e ne definisce i coefficienti di redditività. È su questi che viene calcolata l’aliquota. L’attività di un commerciante all’ingrosso, ad esempio, ha un coefficiente di redditività del 40%. L’aliquota da pagare sarà quindi il 15% su questo 40%.

Non è però tutto rose e fiori. Per rientrare nel regime forfettario non bisogna fatturare più di 65.000 euro lordi l’anno.

Le differenze tra Partita IVA forfettaria e Partita IVA ordinaria da conoscere assolutamente includono anche le detrazioni. Chi lavora con Partita IVA forfettaria, infatti, non può inoltre detrarre le spese come quelle sanitarie o di acquisto di macchinari.

Come funziona quella ordinaria

Il regime ordinario si applica solitamente quando il fatturato supera i 65.000 euro annui ed è privo di tetti di spesa massimi. In questo caso è obbligatorio l’uso delle fatture elettroniche e l’applicazione dell’IVA.

Chi sceglie il regime ordinario è inoltre tenuto a comunicare, annualmente, l’IVA, e, trimestralmente, le fatture estere all’Agenzia delle Entrate.

Le differenze tra Partita IVA forfettaria e Partita IVA ordinaria da conoscere assolutamente in questo caso hanno a che fare con le aliquote. Queste non vengono, infatti, calcolate secondo un coefficiente di redditività ma sono suddivise in cinque scaglioni.

Questi dipendono dal reddito annuo e l’importo da pagare è composto da una cifra fissa più una percentuale applicata sul fatturato che supera lo scaglione precedente. Chi fattura, ad esempio, dai 28.001 ai 55.000 euro l’anno deve pagare un fisso più il 38% sulla cifra che supera i 28.000 euro.

Queste percentuali sono:
a) il 23% fino a 15.000 euro;

b) il 27% dai 15.001 ai 28.000 euro;

c) il 38% dai 28.001 ai 55.000 euro;

d) il  41% dai 55.001 ai 75.001 euro;

e)  il 43% sopra i 75.001 euro.

Dal totale delle tasse è, inoltre, possibile detrarre anche le spese avvenute durante l’anno.

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