Lavoratori sedotti a voce ma abbandonati nei fatti

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 Ci sono 2 milioni di lavoratori sedotti a voce ma abbandonati nei fatti. Parliamo di una platea di italiani in attesa della cassa integrazione. I proclami in questi mesi difficili dovuti dal coronavirus sono stati incessanti. Ma nei fatti la realtà è ben diversa. Vediamo chi sono i lavoratori che non hanno ancora preso quanto gli spetta. 1,5 milioni di lavoratori hanno fatto la richiesta all’ente previdenziale di competenza, in questo caso l’Inps. Gli altri 500mila hanno avanzato richiesta per ottenere i soldi al Fondo degli Artigiani.

Le differenze tra Inps e fondo degli Artigiani

L’Inps ha fatto i salti mortali in questi mesi per evadere tutte le richieste. Una mole di lavoro non indifferente. L’Inps ha ottenuto 17,6 miliardi dal Cura Italia e dal decreto Rilancio. Il fondo degli Artigiani, invece, la situazione è ben diversa. Il decreto Cura Italia ha messo a disposizione 60 milioni. Per coprire le spese di cassa integrazione in questo caso servono 1,242 miliardi. Il fondo degli Artigiani ha ricevuto varie trance di pagamenti ma per soddisfare tutti i richiedenti servono ancora oltre 900 milioni. Come superare l’impasse? La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha la possibilità di attingere i soldi dal fondo ministeriale per la Cig.

Cosa sta facendo l’Inps

Nei meandri degli uffici dell’Inps ci sono domande di 1,5 milioni di lavoratori per ottenere la cassa integrazione sia ordinaria, in deroga e fondi di solidarietà. Come mai non sono state evase queste richieste?

L’anticipo del 40% poco sfruttato

Dal 18 giugno le aziende hanno avuto la possibilità di richiedere all’Inps un anticipo del 40% rispetto alle ore autorizzate di Cig. Purtroppo le aziende in questo caso sono state poco solerti. Le aziende non hanno approfittato di questa possibilità. Solo il 20% ha fatto domanda per chiedere l’anticipo del 40%.

L’Inps non ha tutte le colpe. Ora bisogna tenere conto anche delle ulteriori domande in arrivo. Cumuli di richieste che si aggiungono a quelle non ancora evase. Entro il 15 luglio c’è tempo per la trasmissione delle richieste riferite a nuovi periodi di cig in deroga precedenti al 18 giugno. Un’altra data da cerchiare in rosso è quella del 17 luglio: data ultima per le domande relative a periodi successivi all’entrata in vigore del decreto Rilancio. Lavoratori sedotti a voce ma abbandonati nei fatti, l’ente previdenziale non ha sempre la colpa.

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