La pensione a 62 anni con la Quota 41 o la Quota 103 e perché a volte è meglio rimandare

Il Governo il suo lo farà e inserirà nella manovra la Quota 41. Ma fisserà pure una data a partire dalla quale la misura potrà essere percepita. Anzi, più che data parliamo di una determinata età. Infatti la Quota 41 sarà appannaggio di chi ha raggiunto i 62 anni di età almeno. Tanto è vero che si parla di Quota 103 più che di Quota 41. Infatti la somma dell’età minima prevista, con la contribuzione altrettanto minima darebbe proprio 103 come risultato. Ma siamo sicuri che sia una misura davvero conveniente? Diciamo subito che un anticipo è un anticipo, quindi, in fatto di positività poco da obbiettare. Piuttosto i dubbi arrivavo da un calcolo della pensione che è penalizzate. E questa è una certezza. E poi non si possono trascurare alcuni vincoli che la misura introdurrà per i lavoratori che andranno in pensione.

La pensione a 62 anni con la Quota 41 o la Quota 103, ecco come

Andare in pensione nel 2023 dovrebbe essere più facile. Questo è poco ma sicuro. E lo è perché sarà quasi sicuramente varata una nuova misura che consentirà a partire dai 62 anni un pensionamento con 41 anni di contribuzione versata. E poi perché verranno riconfermate nella manovra finanziaria l’Opzione donna e l’APE sociale. La pensione a 62 anni con la Quota 41 o la Quota 103 quindi potrebbe essere una valida possibilità, da affiancare alle proroghe di APE e OD.

Molto dipende da lavoratore a lavoratore

Quota 41 è sicuramente vantaggiosa come età di uscita e come contribuzione versata. In base alla misura con cui paragonarla, il vantaggio cambia e può tramutarsi in svantaggio. Se il paragone è Quota 102, evidente che l’età pensionabile sia più bassa e quindi migliore. Entrano quelli che hanno 62 anni di età, mentre con la Quota 102 questa età non bastava.
Se invece il paragone verte sulla contribuzione versata, parlare di vantaggio non è possibile. Perché 41 anni sono una soglia troppo vicina ai 42,10 della pensione anticipata ordinaria. E ancora più vicina per le donne, alle quali bastano 41,10 anni di contributi per l’anticipata ordinaria. Proprio questa vicinanza fa ritenere sconveniente la misura, a tal punto che qualcuno invece riterrà opportuno rimandare l’uscita, se possibile. Sfruttare altri due anni circa di contributi significa prendere, da 100 a 400 euro in più di pensione. Una cifra basata su maggiori contributi versati e miglior coefficiente di trasformazione.

Anche il divieto di cumulo con altri redditi sembra penalizzare la nuova pensione con Quota 103

Penalizzata come assegno ma vantaggiosa come età di uscita. Questa è la Quota 41 o Quota 103 che dir si voglia. Ma proprio perché simile a Quota 102 o a Quota 100, c’è un altro aspetto da considerare. Se la misura seguirà la falsariga delle precedenti, avrà al suo interno il divieto di cumulo dei redditi di pensione con i redditi di lavoro. In pratica chi uscirà dal lavoro con la nuova misura, non potrà cumulare i redditi della pensione con i redditi da lavoro, ad esclusione di quelli da lavoro autonomo occasionale e fino a 5.000 euro annui. Una limitazione che fa perdere appeal alla misura.

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