La moglie separata ha diritto all’assegno sociale ma occhio ai rischi di separazioni fittizie

coniugi

Quando il marito prende una pensione di un certo importo, oppure quando i redditi del proprio nucleo familiare superano i limiti prestabiliti dalla legge, l’assegno sociale non spetta. In pratica una donna, che ha fatto sempre la casalinga, o che a causa della cura di casa, famiglia e figli, non ha potuto completare la sua carriera lavorativa a tal punto da non aver potuto maturare il diritto ad una pensione, rischia di non avere mai diritto ad una sua autonomia economica.

Sono le regole dell’assegno sociale a portare la donna di casa a rischiare di essere sempre dipendente dal marito. Ma nel caso di separazione tra coniugi, la donna può tornare dentro il perimetro della potenziale fruizione di quella che resta la principale misura assistenziale erogata dall’INPS a chi ha almeno 67 anni di età. In altre parole, la moglie separata ha diritto all’assegno sociale. La separazione però deve essere effettiva e non fittizia. Altrimenti si prefigurano le ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato.

L’assegno sociale in sintesi

L’importo a2022 dell’assegno sociale è pari a 458 euro al mese per 13 mesi. Come dicevamo, l’assegno sociale è una prestazione assistenziale che non ha limiti contributivi ma la cui fruizione è condizionata al possesso di determinati requisiti da parte del richiedente. Serve infatti:

  • una età pari ad almeno 67 anni;
  • cittadinanza italiana, comunitaria o extracomunitaria con permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo;
  • 10 anni di residenza stabile e duratura in Italia;
  • reddito personale fino a 5.954 euro e per i coniugati reddito cumulato con moglie o marito non superiore a 11.908 euro.

I limiti di reddito prima citati oltre che incidere sul diritto alla prestazione, incidono anche sulla misura.

La moglie separata ha diritto all’assegno sociale

CI sono coppie che proprio per percepire questo genere di prestazione assistenziale, arrivano a separarsi fittiziamente. In pratica si prende la via della separazione consensuale che è più rapida e semplice da effettuare, ma a tutti gli effetti si vive sotto lo stesso tetto e come una normale coppia effettivamente sposata. Ma in questo caso si commette reato, perché la separazione non è reale e serve solo per poter prendere un aiuto di Stato non spettante. E siamo di fronte ad un autentico reato. La separazione comunque non è affatto difficile da portare a compimento. E se fittizia, devono essere gli organi di controllo ad approfondire le verifiche. Che sono tutt’altro che facili da portare a compimento com’è tutt’altro che facile dimostrare che la separazione sia fittizia.
La separazione in tribunale è quella che fa rischiare meno la coppia dal momento che un parere di un Giudice è una forma di garanzia a prescindere. In Tribunale la coppia si accorda su determinate questioni inerenti per esempio l’assegnazione della casa coniugale. Si può fare con due legali separati ma anche con un solo avvocato congiunto che li assisterà all’udienza. Una via ancora più veloce è quella della negoziazione assistita, dove non c’è nemmeno la necessità di una udienza e gli avvocati fanno tutto per iscritto inviando copia delle decisioni prese dai coniugi direttamente al Tribunale. Se non ci sono case o patrimoni e se non ci sono figli, la separazione più veloce si può fare dinnanzi un ufficiale dell’anagrafe del proprio Comune.

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