La BCE taglia i tassi di 25 punti: nuova mossa per abbassare i prezzi, ma per mutui e prestiti cambierà poco

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La notizia che molti attendevano è arrivata: la BCE ha tagliato i tassi d’interesse di altri 25 punti base, arrivando al 2%. Una percentuale “ideale in questo momento”, secondo la stessa Banca Centrale Europea, e perfetta per raggiungere gli obiettivi, ovvero la stabilità dell’euro. La tendenza al ribasso, cioè dei tagli dei tassi, prosegue da molti mesi ormai, e c’è da immaginare che questo sia l’ultimo step. Vi sono ancora molte incertezze, però, circa gli effetti sull’economia Ue a causa della guerra commerciale di Trump, e la vera domanda che si pongono molti italiani è: il costo di mutui e finanziamenti calerà?

BCE taglia i tassi di 25 punti, cosa cambia per le tasche dei cittadini

Siamo all’ottava “sforbiciata” sui tassi d’interesse, una serie di mosse decise da Lagarde per tenere sotto controllo l’inflazione nell’area euro. Tecnicamente parlando, la misura diverrà effettiva l’11 giugno prossimo e scenderanno i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale al 2%; sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,40%. Sebbene ci si attende ancora qualche chiarimento da parte di Lagarde, gli esperti non hanno dubbi sul fatto che questa mossa sia stata decisa per ammortizzare eventuali altri shock sui Mercati a causa dei dazi di Trump.

L’inflazione, infatti, potrebbe tornare a salire repentinamente, per tutta una serie di ragioni, compresa una mancata azione concreta contro il caro energia, fattore questo che non permette un reale calo dei prezzi per i consumatori finali. Oppure per una contrazione dell’offerta di lavoro nell’area euro, e infine per un Pil sempre dei Paesi Membri che nonostante qualche scintilla si prevede che si avvii verso una fase di stallo già dal prossimo trimestre.

Per quanto riguarda alcuni aspetti legati al taglio dei tassi, molti cittadini si chiedono se questa strategia “preventiva” di Lagarde permetterà anche un abbassamento del prezzo su mutui e finanziamenti. Pensando ad esempio al classico mutuo a tasso variabile, è naturale che la rata potrà scendere, ma non eccessivamente, o meglio gli effetti concreti si vedono quasi esclusivamente su prestiti di lunga durata. Questo perché a seconda dell’importo erogato, la diminuzione può arrivare intorno ai 150 euro all’anno per un prestito decennale, e può salire fino a 250 per un finanziamento di 30 anni.

Gli aspetti fondamentali di un mutuo che non vanno necessariamente a braccetto con il taglio dei tassi

Sebbene una politica monetaria più accomodante possa ridare fiducia a consumatori, famiglie e imprese, c’è da dire che per quanto riguarda un mutuo o un finanziamento non è detto che una sforbiciata ai tassi regali ribassi sui costi eclatanti. Come magari ci si aspetterebbe. Quando una banca eroga un mutuo – solitamente della durata di molti anni – non va a guardare esclusivamente il tasso del momento, ma effettua delle previsioni. Se ritiene che ci saranno futuri aumenti, il costo finale del prestito potrebbe rimanere elevato poiché l’istituto di credito deve avere garanzia di rientro delle rate. Inoltre sebbene il taglio dei tassi vada a incidere direttamente sull’Euribor (il tasso di riferimento delle banche dell’area euro), che scende, la banca potrebbe non abbassare lo spread, e dunque il mutuo non subirebbe sostanziali cambiamenti. Da ricordare, infine, che chi opta oggi per un mutuo a tasso variabile dovrebbe tenere in considerazione che in un futuro nemmeno troppo lontano le rate potrebbero salire fino a diventare insostenibili. Dunque, sebbene la BCE abbia effettuato una mossa positiva, è sempre bene analizzare la situazione da un’angolazione più ampia, in modo da non ritrovarsi in una situazione di difficoltà economica non appena le cose cambiano.

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