L’inflazione negativa di novembre quale affetti ha sui risparmi e i soldi depositati sul conto corrente?

risparmi

Proprio ieri sono state rese note le stime preliminari ISTAT, in merito al dato dell’inflazione a novembre. Per il settimo mese consecutivo (quasi da record), il dato è stato negativo. Per l’esattezza, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per la collettività, al lordo dei tabacchi, è sceso dello –0,1% su base mensile. Mentre su base annua è passato dal –0,3% di ottobre, al –0,2% di novembre.

Tuttavia, quello che potrebbe maggiormente preoccupare il piccolo risparmiatore attiene ad un altro ordine di grandezze. Ossia l’inflazione negativa di novembre quale affetti ha sui risparmi e i soldi depositati sul conto corrente? Per sciogliere il dubbio procederemo con  ordine.

Sulla natura dell’inflazione

In estrema sintesi, l’inflazione esprime il generale aumento dei prezzi dei beni, dando vita a quello che si definisce “aumento del costo della vita”. Le determinanti possono essere le più disparate, ma hanno tutte un elemento in comune: la domanda di una o più categorie di beni e/o servizi è aumentata.

Quindi, non solo quei prezzi tendono a salire, ma, se incidono notevolmente sulla spesa complessiva delle famiglie, si ha inflazione. In altri termini, una stessa banconota cartacea riesce a comprare meno beni semplicemente perché i prezzi degli stessi sono aumentati.

Detta diversamente, è come se ci avessero diminuito lo stipendio in una percentuale pari all’aumento dell’inflazione. In realtà, però, lo stipendio rimane immutato, mentre sono i prezzi dei beni a salire.

La sostanza è sempre la stessa: l’inflazione è un virus che erode anche i risparmi. Sia che li abbiamo sotto il materasso, sia che li abbiamo depositati su un conto corrente infruttifero.

L’inflazione a novembre

La gravissima recessione economica susseguente alla pandemia da Covid ha, tuttavia, sovvertito un naturale ordine delle cose. Anziché essere positiva, l’inflazione è negativa da ben sette mesi a questa parte.

Per il 2020, l’inflazione acquisita – secondo l’ISTAT – è pari al –0,2% per l’indice generale. È del +0,5%, per la componente di fondo, cioè al netto degli alimentari freschi e dei prezzi energetici. Dunque, una preoccupante situazione deflazionistica, emblema evidente che la gente non spende e non consuma quanto faceva, invece, fino ad aprile scorso.

Vediamo il nesso tra inflazione e risparmi in conto corrente

A questo punto ci chiediamo: l’inflazione negativa di novembre quale affetti ha sui risparmi e i soldi depositati sul conto corrente?

Quando l’inflazione è positiva vuol dire che le nostre banconote non investite stanno perdendo valore in termini reali. Si tratta di una perdita che avviene regolarmente e che non ha bisogno del nostro “consenso”.

Immaginiamo, ad esempio, di depositare 1.000 euro il primo di gennaio dell’anno X, soldi con cui potremmo fare una vacanza di 7 giorni. Immaginiamo, poi, che in quell’anno l’inflazione sia stata pari al 2%.

Quindi, sempre ipotizzando che anche il costo della vacanza sia salito del 2%, vuol dire che al 31 dicembre per acquistarla ci vorranno 1.020 euro. Per avere sempre lo stesso e identico pacchetto-vacanza di dodici mesi prima. In sostanza è come se avessimo perso per sempre 20 euro. Ecco perché si dice, dunque, che la moneta ha perso potere d’acquisto.

La pericolosità dell’inflazione negativa nel medio-lungo periodo

Il contrario avviene in caso di inflazione negativa. Infatti, strano ma vero, quando l’inflazione è negativa le nostre banconote non investite ne guadagnano in potere d’acquisto. Riprendendo l’esempio della vacanza, è come se la stessa, al 31 dicembre, ci venisse a costare questa volta 980 euro. Ovvero, “come se” avessimo guadagnato 20 euro.

Dunque, ragionando per assurdo, quando l’inflazione è negativa basterebbe non spendere e depositare contanti sul conto corrente per diventare più ricchi?

Purtroppo non funziona così. Perché un sistema economico con inflazione negativa regge per un breve periodo di tempo. Poi, alla lunga e con una deflazione galoppante, quel sistema economico collassa su se stesso.

Perché, da un lato, i consumatori sarebbero indotti a rimandare gli acquisti, confidando in futuri prezzi più bassi. Mentre, dall’altro lato, nessun produttore si sognerebbe di produrre il giorno X un bene al costo Y che lo copra a malapena dei costi. Sapendo poi che tra tot tempo dovrà accettare di venderlo al prezzo Y–1, più basso di quello che aveva fissato inizialmente. E che magari in futuro non gli consentirà neanche di coprire le spese.

Quale sarebbe allora la soluzione ottimale per una normale economia di mercato? Quella per cui l’inflazione sia sempre positiva e sempre sotto controllo della Banca Centrale di riferimento.

Mentre per il risparmiatore fare in modo che le sue banconote non venissero rosicchiate – a suo danno – ad opera dell’inflazione. Per avere una vaga idea della situazione, in quest’articolo illustriamo due modi alternativi di gestione dei propri risparmi.

Ecco, dunque, risposto in sintesi al quesito: l’inflazione negativa di novembre quale affetti ha sui risparmi e i soldi depositati sul conto corrente?

Consigliati per te