In attesa che scattino i requisiti della pensione sono previsti 6 modi per incassare una rendita mensile

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La stanchezza accumulata dopo una carriera di lavoro e sacrifici e la voglia di dire basta e di mettersi finalmente a riposo. È senza dubbio questa l’aspirazione di molti lavoratori. E se mancano i requisiti per andare in pensione, vuoi per età o vuoi per i contributi versati? Domanda lecita, perché molti credono che senza maturare il diritto alla pensione non ci sia altra via che il restare in servizio.

In alcuni casi però esistono delle alternative alla prosecuzione dell’attività lavorativa. Infatti ci sono delle misure che consentono di aspettare il completamento dei requisiti utili alla pensione prendendo una indennità mensile da parte dell’INPS. In pratica un’indennità come se fosse una normale pensione ma invece non lo è.

In attesa che scattino i requisiti della pensione ecco le 6 indennità previste

Sono tante le misure che permettono di ottenere un assegno mensile al posto della pensione per molti che non raggiungono ancora il diritto alla loro quiescenza. In una sorta di accompagnamento alla vera pensione. La prima misura utile può essere la NASPI. L’indennità per disoccupati INPS infatti può essere percepita per due anni dopo aver perso il lavoro in maniera involontaria. Ma solo per chi viene licenziato e viene dagli ultimi quattro anni di continuità lavorativa, Questo il profilo di chi può prendere fino a 24 mesi di NASPI.

Ed è naturale che se il disoccupato ha 65 anni di età, grazie a questi due anni può aspettare il raggiungimento dei 67 anni di età che significano la pensione di vecchiaia ordinaria. Se invece si appartiene a determinate categorie anche l’APE sociale può essere una valida alternativa alla pensione subito. La misura si rivolge a caregiver, invalidi, disoccupati e lavoratori alle prese con le mansioni gravose. Basta avere 63 anni di età ed avere 30 anni di contributi per invalidi, caregivers e disoccupati. Oppure una carriera pari ad almeno 32 o 36 anni in base all’attività gravosa svolta. L’APE sociale accompagna alla pensione del 63 ai 67 anni di età.

Gli scivoli aziendali e gli incentivi all’esodo

Spesso il datore di lavoro può concedere al lavoratore il prepensionamento. E lo può fare non con una ma con due misure oggi vigenti che sono l’isopensione e il contratto di espansione. Con l’isopensione può andare in prepensionamento il lavoratore che si si trova a 7 anni dai requisiti utili alle pensioni ordinarie. Quindi possibilità di uscita già a partire dai 60 anni di età. Per la misura serve un accordo tra aziende e sindacati, Ma a condizione che l’azienda interessata abbia almeno 15 dipendenti in organico.

Stesso discorso per il contratto di espansione. Si tratta di un’altra misura simile all’isopensione che rientra come la precedente nel novero degli assegni di esodo. Il contratto di espansione riguarda le aziende con almeno 50 dipendenti in organico. E permette il prepensionamento dei lavoratori che si trovano a 5 anni dal raggiungimento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia o per le pensioni anticipate.

Fondi pensione o rottamazione delle licenze

Come è evidente, ad ogni particolare categoria un determinato scivolo ed una determinata indennità con cui aspettare la pensione. Dai disoccupati ai lavoratori di aziende più o meno grandi. Dagli invalidi a chi assiste parenti invalidi o a chi svolge lavori pesanti. Ma anche per i commercianti esiste una indennità che può anticipare la pensione. Una misura che riguarda esclusivamente i commercianti è la rottamazione delle licenze. In pratica cessando l’attività commerciale e consegnando al Comune la licenza, un commerciante può ricevere una indennità a partire dai 62 anni per gli uomini e dai 57 anni per le donne.

Basta aver versato almeno 5 anni di contributi nel Fondo INPS per artigiani e commercianti. Sempre con 5 anni di versamenti minimi, ma in un Fondo di previdenza complementare, ecco un’altra occasione di anticipare il riposo. La misura si chiama RITA, acronimo di Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. In questo caso il lavoratore può uscire a 62 anni di età cessando l’attività, oppure a 57 anni di età se disoccupato da almeno 2 anni consecutivi. In attesa che scattino i requisiti della pensione si può prendere una di queste indennità anche da un Fondo di previdenza integrativa quindi.

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