In quest’articolo ci chiediamo perché gli italiani preferiscono i bond e snobbano la Borsa, perdendosi quella ad oggi è stata l’occasione migliore del decennio.
È stata appena resa nota un’indagine condotta da Banca Intesa e Centro Einaudi in merito alle forme di risparmio prescelte dagli italiani. Dal sondaggio, com’era facile attendersi, è venuto fuori il primato dei bond, quasi sempre titoli di Stato.
Secondo i dati, il 21,6% degli intervistati (era il 23,5% un anno fa) negli ultimi 5 anni, ha preferito investire in obbligazioni. Tuttavia, l’era dei tassi a zero sui titoli di Stato ha spinto in tanti a cercare valide alternative.
Quello che ne è venuto è stato: o un tirare i remi in barca, in attesa di tempi migliori sul fronte dei tassi d’interesse. Oppure, in alternativa, a guardarsi intorno, alla ricerca di altre tipologie di investimenti.
Per il momento, gli italiani preferiscono i bond e snobbano la Borsa, perdendosi quella che ad oggi è stata l’occasione migliore del decennio. Vediamo di capire perché.
I dati della ricerca
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Spulciando i dati della ricerca, si evince come un altro 17,3% degli intervistati (era il 15,3% nel 2019) prediliga il risparmio gestito (i cosiddetti fondi comuni).
Invece, sul fronte degli investimenti alternativi, spunta anzitutto come il 15% degli intervistati abbia dichiarato un certo interesse verso i metalli preziosi. Qui probabilmente è complice il rialzo dell’oro nel biennio 2019-2020, che ha offerto rialzi a doppia cifra.
Infine, investimenti in Bitcoin (3,6%), opere d’arte (2,9%) e fondi etici (2,8%) risultano oggi alquanto marginali e/o residuali.
Ovviamente lo spettro delle forme d’investimento non finiscono qui. Gli altri cavalli di battaglia del popolo dei risparmiatori italiani sono, infatti, gli investimenti nei prodotti postali e la cara giacenza sul c/c. Infine, ci sarebbe anche la Borsa, che però è stata particolarmente snobbata in questo 2020. A torto, e vediamo comprenderne i motivi.
Comprare quando tutto crolla o quando tutto brilla?
Da che mondo è mondo, due stati d’animo primordiali governano l’essere umano in generale. L’avidità e la paura. Due sentimenti che, se non gestiti, fanno fare spesso i migliori disastri in Borsa.
A marzo scorso, quando sembrava fosse giunta la fine del mondo, c’era la fila ai call center delle banche, per liquidare anche l’inverosimile. Vero, le Borse crollavano a picco ogni giorno di più e la parola chiave per tutti era “proteggersi”, anche a costo di vendere in perdita.
Ma, già a febbraio, cioè un mese prima, i tg di tutte le emittenti parlavano di Covid e della grave situazione cinese. A metà dello stesso mese, le Borse erano ai loro massimi e nessuno vendeva, per avidità. Si pregustavano guadagni più lauti, nuovi massimi, quotazioni ancora più interessanti e, quindi, profitti maggiori.
Tutto lì, avidità e paura governano le azioni dei risparmiatori e fanno fare loro le scelte peggiori.
Il crollo di marzo è stata un’occasione mancata?
Ora, dare il pronostico di una gara sportiva quando la stessa si è già disputata (in tutto o in buona parte) è alquanto semplice per tutti. Tornando ai mercati, ci si chiede se il crollo delle Borse di marzo sia stata o meno l’ultima chiamata al grande ribasso.
Difficile dirlo, perché, a differenza delle gare di sport che hanno un inizio e una fine, in Borsa i cicli si alternano e si susseguono. Diversamente detto, nessuno può dire se nel futuro prossimo si formeranno dei minimi ancora più bassi di quelli di marzo , oppure no.
Al netto di quest’ultima osservazione, si può ragionevolmente dire che il tracollo di primavera è stata, comunque, una ghiotta occasione per piantare qualche semino in Borsa. Se, infatti, guardiamo al grafico dell’Euro Stoxx nel periodo 2003-2020 (fonte: Investing), sicuramente non si ravvisano altri crolli come il recente.
Purtroppo, per fare un buon affare, spesso occorre partire dal prezzo d’acquisto, più che dal prezzo di vendita. Ecco, dunque, illustrato perché gli italiani preferiscono i bond e snobbano la Borsa perdendosi quella ad oggi è stata l’occasione migliore del decennio.
Infine, in quest’altro articolo poniamo a confronto due possibili profili di risparmiatori e la loro gestione dei soldi.