L’inizio delle attività militari israeliane sull’Iran ha già scosso i Mercati, e i timori sono in crescita perché la guerra potrebbe essere molto più lunga del previsto. L’Iran ha già annunciato di stare valutando la chiusura dello stretto di Hormuz, che creerebbe un vero shock a livello globale. E l’Europa potrebbe pagare un prezzo ancora più alto; a rischio ci sono già carburanti, bollette, e a cascata l’aumento dei prezzi di generi alimentari, beni e servizi.
Oro nero verso i 200 dollari, ecco cosa sta succedendo
Alla chiusura delle contrattazioni di venerdì, i prezzi del petrolio avevano già visto rialzi consistenti, coi contratti sul Brent a +8-8,6%. Erano già oltre i 75 dollari e c’è chi teme che a breve potranno raggiungere anche i 130 dollari. Ad affermare questa terribile possibilità anche JPMorgan e Federpetroli, che concordano sul fatto che la guerra tra Israele e Tel Aviv potrebbe portare conseguenze peggiori rispetto a conflitto in Ucraina. Ovvero, prezzo del petrolio che potrebbe superare i 200 dollari, ma soprattutto in pochi giorni. La causa, oltre naturalmente alle incertezze della situazione geopolitica, la possibile chiusura dello stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 30% del petrolio a livello globale, qualcosa come 20 milioni di barili al giorno.
Quali conseguenze in caso di chiusura dello stretto di Hormuz?
L’Iran ha in mano armi molto potenti per difendersi dagli attacchi israeliani e non solo, ma non si tratta solo di missili: se chiudesse lo stretto di Hormuz le ripercussioni si abbatterebbero su tutti i Paesi del mondo. Di lì, passano anche i carichi di Gnl che dal Qatar arrivano in Europa, ma anche in Asia e in Cina. Oltre a impedire che le navi passino dallo stretto l’Iran potrebbe anche colpirle, abbatterle, nonché danneggiare porti, infrastrutture e strumentazioni di navigazione/radar. Sarebbe un vero disastro, e non è difficile intuire il perché.
Gli esperti parlano già di shock sui mercati, e l’Europa non sarebbe l’unica a dover affrontare una grave crisi. Il prezzo del petrolio alle stelle (tra l’altro mai tornato ai livelli antecedenti al 2022), innescherebbero aumenti sul costo dell’energia e carenza di materia prima; l’inflazione tornerebbe a correre e famiglie e industrie si troverebbero a difficoltà enormi. I blocchi potrebbero addirittura innescare carenze gravi nell’approvvigionamento di beni alimentari, prodotti di elettronica e materie prime. E, purtroppo, non è tutto: se le tensioni dovessero arrivare a livelli non più gestibili con la diplomazia, la guerra potrebbe espandersi; l’Europa potrebbe diventare anche un nuovo bersaglio a causa degli obblighi con la NATO e delle attuali alleanze. C’è chi consiglia già di fare scorta di carburante, beni alimentari, beni di prima necessità, medicinali e tutto ciò che potrebbe essere utile a sopravvivere.