Istat ha diffuso i dati relativi alla crescita del Pil inerenti il primo trimestre 2025. Dal report emergono numerosi fattori positivi, ma purtroppo l’Italia continua a muoversi in una direzione alternativa rispetto agli altri Paesi Ue. Pur “facendo meglio” di Francia e Germania, si prevede una forte decelerazione della crescita già nel secondo trimestre. Ecco perché.
Italia, Francia e Germania: Pil pro capite in parità
Arrivano alcune buone notizie dall’Istat: nei primi 3 mesi dell’anno, si è registrata una crescita dello 0,3% (0,7% sull’anno). Per l’intero anno, al momento la crescita acquisita del Pil si attesta sullo 0,5%. Secondo gli esperti, questi significa che il Pil congiunturale è salito più della Francia e che sta colmando il gap con la Germania. A livello di Pil pro capite (il dato che racconta il benessere economico dei cittadini) il Bel Paese risulta addirittura in parità.
Sono diversi i fattori positivi e le congiunture che hanno permesso di raggiungere queste percentuali. Sostanzialmente, si è avuto un incremento dei consumi (+0,1%), della domanda interna al netto delle scorte e degli investimenti fissi lordi (+0,3% e che si sono rivelati più forti del previsto); ha tenuto bene anche la componente residenziale, nonostante lo stop a incentivi e bonus; una spinta notevole è arrivata anche dalla spesa dei fondi del PNRR, nonché da una buona percentuale di esportazione (+01 di punti aggiunti). Qui però è doveroso aprire una parentesi: infatti gli Stati Uniti hanno anticipato le operazioni di import dal nostro Paese, in vista dei prossimi probabili Dazi.
Pil e carrello della spesa: gli italiani soffrono ma i numeri non lo dicono
Sempre l’Istat misura la crescita guardando ai segni positivi di alcuni settori, come ad esempio agricoltura e industria (rispettivamente dell’1,4% e dell’1,2%); anche le ore lavorate sono cresciute dell’1%, mentre i redditi pro-capite hanno visto un +0,5%. Questi risultati stridono però con la realtà, perché dobbiamo ricordare che in Italia gli stipendi sono fermi da 20 anni, e per precise scelte politiche, e che il carrello della spesa è sempre più caro, nonostante un calo dell’inflazione a maggio dell’1,7%.
Restano ancora numerosi nodi da sciogliere affinché la reale crescita venga percepita effettivamente dalle famiglie italiane; non dobbiamo dimenticare che l’Italia deve fare i conti con un prezzo dell’energia che strozza la produzione e castra i consumi. La spesa del Pil di Italia ed Europa per la ricerca e sviluppo è la metà di quella degli Stati Uniti. Molte imprese giovani e startup si trasferiscono oltreoceano in cerca di opportunità, mentre il Vecchio Continente perde competitività.
Non solo: tornando allo spettro dazi, c’è da dire che le previsioni non sono rosee a causa dell’elevata incertezza delle prossime decisioni di Donald Trump. I negoziati Usa-Ue sono ancora molto volubili, e non aumenta in modo considerevole la fiducia dei consumatori. Nel secondo trimestre, potrebbe verificarsi un ulteriore rallentamento della crescita del Pil, sebbene gli esperti prevedano una media percentuale nel 2025 dello 0,6%.