Cresce la domanda di agroalimentare italiano e la FAO lancia l’allarme di insicurezza alimentare acuta ma di cosa si tratta?

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Da ieri e fino al prossimo 6 maggio è in corso a Parma la 21° edizione di Cibus, il Salone Internazionale dell’alimentazione. Si tratta di un appuntamento importante cui partecipano buyer e operatori commerciali di ogni Paese, istituzioni, associazioni di categoria, aziende  e professionisti del settore. Tutto rigorosamente Made in Italy.

Il cibo italiano piace all’estero

Al mese di novembre 2021 Federalimentare ha preso atto dei dati positivi per il Made in Italy. Infatti, è cresciuta la domanda di agroalimentare italiano. Almeno fino al mese di gennaio. Prima della guerra, gli Stati Uniti facevano registrare un +14,3%, la Cina un incremento del 32% circa seguita dalla Corea con un + 30%. Ancora Cile (+50%) e, per venire a noi, Spagna, Polonia, Germania e Francia.  Su questi numeri rosei, tuttavia, bisogna considerare i fatti recenti. Non a caso al centro del Salone Internazionale c’è la situazione geopolitica mondiale e la guerra in Ucraina.

Cresce la domanda di agroalimentare italiano e la FAO lancia l’allarme di insicurezza alimentare acuta ma di cosa si tratta?

Intanto da poche ore la FAO ha comunicato nuovi massimi per l’insicurezza alimentare acuta. I dati sono agghiaccianti. Nel 2021 circa 193 milioni di persone in 53 Paesi hanno sperimentato un’insicurezza alimentare acuta. «Ciò rappresenta un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto al numero già record di 2020. Di queste, oltre mezzo milione di persone (570.000) in Etiopia, Madagascar meridionale, Sud Sudan e Yemen sono state classificate nella fase più grave di catastrofe acuta da insicurezza alimentare. Hanno richiesto infatti un’azione urgente per scongiurare la diffusione crollo dei mezzi di sussistenza, fame e morte»

Cosa significa

In calce al documento pubblicato dalla FAO viene chiarito cosa s’intende per insicurezza acuta. Nel dettaglio si tratta dei casi in cui una persona non riesce a consumare cibo nella quantità giusta per il proprio sostentamento e per la sopravvivenza. Si tratta di fame estrema che è un concetto diverso dalla fame cronica. Quest’ultima, infatti, si riferisce al caso in cui una persona (o una Nazione di cittadini) «non riesce a consumare cibo a sufficienza nel lungo periodo per mantenere uno stile di vita normale e attivo». In sostanza con la fame cronica si fanno grandi sacrifici ma si vive. Nelle condizioni di fame «acuta» il rischio è la morte per mancanza di cibo. E riguarda oggi 193 milioni di persone. E il tocco di classe è servito sul piatto dalla guerra in Ucraina. Cresce la domanda di agroalimentare italiano ma i dati di cui disponiamo sono precedenti al conflitto. Quelli FAO sono anch’essi relativi al 2021 e il peggio è in divenire.

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