Conviene fare una pensione integrativa a 50 anni per vivere sereni e avere soldi a sufficienza per la vecchiaia?

pensione

Un lavoratore di mezza età ha già alle sue spalle un bagaglio contributivo sul quale può iniziare a fare qualche calcolo. C’è chi sin da subito ha trovato un’occupazione remunerativa a tempo pieno piuttosto solida. Altri invece spesso si ritrovano a 50 anni con una carriera discontinua alla spalle e molte incertezze sul piano lavorativo. Cosa fare in questi casi per assicurarsi una rendita sufficiente per il momento della pensione? Conviene fare una pensione integrativa a 50 anni per vivere sereni e avere soldi a sufficienza per la vecchiaia?

Quali tipologie di pensione integrativa esistono

Parlare di PIP, ossia Piani Individuali Pensionistici, o di pensione integrativa è diventato ormai frequente. Le prospettive previdenziali INPS o delle Gestioni Private non sono sempre rosee e per questo si tenta di correre ai ripari in maniera efficace. Ecco perché sempre più spesso i contribuenti si domandano come sia preferibile investire i propri risparmi per farli fruttare al meglio garantendosi una rendita. Se si pensa alla previdenza integrativa, esistono almeno tre formule principali di investimento: i fondi chiusi che interessano le categorie di lavoratori subordinati a contratti collettivi o nazionali; i fondi aperti per qualsiasi categoria; in fine, i PIP, ossia contratti di assicurazione sulla vita che hanno una finalità previdenziale.

Conviene fare una pensione integrativa a 50 anni per vivere sereni e avere soldi a sufficienza per la vecchiaia

Chi comincia a versare sin dalla giovane età una quota nella pensione integrativa sicuramente può farlo utilizzando somme piuttosto contenute. Tuttavia, non è mai troppo tardi per considerare questa alternativa. Sicuramente, tale scelta deve tenere conto di almeno tre fattori: quale rendita aggiuntiva si desidera ottenere; quanto tempo si ha a disposizione per ottenerla e come si compone il proprio portfolio.

Un aspetto da considerare quando si sceglie di investire in un fondo pensione riguarda la deducibilità dei costi. Che significa? I contributi che si versano nella previdenza complementare si deducono dal reddito complessivo per abbattere le tasse fino ad un massimo di 5.164,57 euro annui. Questo determina un immediato risparmio sulle imposte da pagare e rappresenta sicuramente un vantaggio per chi ha un reddito mediamente alto.

Quando conviene ?

L’innalzamento dell’età pensionabile espone al rischio di un gap tra il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento e l’uscita dal mondo del lavoro. In questo caso alcune soluzioni di previdenza complementare potrebbero garantire un riscatto anticipato totale o parziale o la richiesta di una rendita temporanea ad esempio la RITA. Inoltre, c’è da considerare che i fondi pensione sono reversibili agli eredi in caso di morte dell’aderente. A queste garanzie, si associano anche alcuni rischi. I fondi complementari difatti non sono garantiti, pertanto se fallisce il fondo, il lavoratore perde la sua previdenza integrativa. Per tale ragione è utile scegliere compagnie assicurative ben solide rispetto alle offerte di mercato. Con l’aiuto di un consulente, anche a 50 anni e possibile avviare un piano di accumulo in base alle proprie esigenze.

Approfondimento

A quanto ammonta la buonuscita di un insegnante che va in pensione INPS

Consigliati per te