Un nuovo Bonus INPS per chi rimanda la pensione oltre i 63 anni

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Mandare in pensione prima i lavoratori fa parte delle priorità che nascono da un sistema oggi troppo rigido. E sono priorità dovute al fatto che dal primo gennaio 2023 senza interventi normativi, le uniche misure pensionistiche che rimarranno in campo sono quelle legate a doppio filo alla Legge Fornero. Se davvero tre misure di pensionamento anticipato cesseranno il 31 dicembre prossimo, la stragrande maggioranza dei non ancora pensionati dovranno rifarsi alla riforma del Governo Monti del 2012. In termini pratici, un autentico salasso sociale per i lavoratori. Per questo si pensa a soluzioni alternative, con nuove misure o proroghe delle vecchie, ma inserendo soluzioni che spingano i lavoratori a restare comunque in servizio. E nasce una nuova idea, alternativa alle semplici penalizzazioni di assegno usate come deterrente ai pensionamenti anticipati.

Cosa potrebbe succedere nel 2023 sulla pensione degli italiani

Le vie per la nuova Legge di Bilancio sono sostanzialmente due. Una, più probabile è quella di prorogare le tre misure oggi in scadenza. Si tratta di APE sociale, opzione donna e Quota 102. Misure che consentono di uscire in anticipo e rispettivamente a 63, 58 e 64 anni. E sono tre misure la cui sperimentazione scade il 31 dicembre 2022. Prorogarle significa estenderle di un altro anno, consentendo l’uscita anche a chi non matura i requisiti prestabiliti nel corso del corrente anno.

L’altra soluzione è varare misure ex novo, pescando tra quelle da tempo proposte e discusse come l’opzione uomo che altro non è che l’estensione di opzione donna a tutti a 58 anni. Oppure la pensione da 61 anni con 35 di contributi ma flessibile come nuova Quota 100 o nuova Quota 102. In questi casi, cioè con le nuove misure, si pensa però a penalizzare chi esce. Per opzione uomo, come per le lavoratrici oggi, sarebbe la stessa misura a prevedere la penalizzazione dettata dal calcolo contributivo della pensione. Per le altre ipotetiche novità si pensa a tagli lineari di assegno. In pratica un taglio percentuale per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 67 anni di età che continua ad essere quella delle consuete pensioni di vecchiaia.

Un nuovo Bonus INPS per chi rimanda la pensione

Usare soluzioni che sconsiglino di anticipare la pensione per molti lavoratori è una soluzione da tempo usata sulle pensioni in Italia. Basti pensare al meccanismo dei coefficienti, che funziona proprio come un deterrente. Infatti prima si esce dal lavoro, meno favorevole è il calcolo della pensione. E questo vale per tutte le misure pensionistiche indistintamente. Sono le regole del calcolo contributivo della pensione, a cui si arriva trasformando il montante dei contributi in pensione per il tramite di questi coefficienti. Ma ci sarebbero soluzioni che avrebbero lo stesso effetto deterrente, ma premianti e non penalizzanti.

Una pensione più alta con premio per chi ritarda il pensionamento

Se da un lato, “minacciare” tagli di assegno a chi sfrutta misure di pensionamento anticipato è senza dubbio una soluzione a limitare le uscite anche di fronte a misure di pensionamento anticipato, dall’altro sortirebbe lo stesso effetto un premio per chi resta al lavoro. Un nuovo Bonus INPS per chi rimanda la pensione potrebbe fare capolino. Per esempio, maggiorando la pensione a chi, pur di fronte ad una misura di pensionamento anticipato a 63 anni e pur avendone diritto, sceglie di restare al lavoro. Un surplus di assegno per chi rimanda l’uscita potrebbe essere una via alternativa e interessante per consentire di varare misure anticipate come quelle che il sistema richiede. E sarebbe una soluzione nell’indirizzo della flessibilità. Il lavoratore potrebbe scegliere se lasciare il lavoro con un assegno più basso o sfruttare il premio di una uscita posticipata.

Favorire anche i datori di lavoro e i lavoratori autonomi

In un provvedimento di questo genere è inevitabile tirare dentro anche i datori di lavoro per quanto riguarda il lavoro dipendente. Oppure i contributi obbligatori per i lavoratori autonomi. Un premio per chi resta al lavoro potrebbe essere per esempio, la decontribuzione totale o semplicemente ridotta per il lavoratore autonomo che rimanda la pensione. In pratica si potrebbe offrire al lavoratore autonomo di non pagare i contributi, o pagarli in misura ridotta per gli anni. Un nuovo Bonus INPS per chi rimanda dunque la pensione.

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