Se non si chiedono più soldi c’è da preoccuparsi

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Le richieste di credito hanno avuto un rallentamento. Se non si chiedono più soldi c’è da preoccuparsi. L’emergenza Covid-19 ha messo al tappeto una intera classe aziendale e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif ha calcolato che il calo è del 14,7% rispetto a richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti nei primi tre mesi dell’anno 2020. E ora per il prossimo trimestre cosa succederà? L’incertezza derivante dalla pandemia di Covid-19 e dal conseguente lockdown genererà ancora più danni. Gli imprenditori si metteranno su una posizione attendista e le attività saranno seriamente condizionate. Non si vuole più rischiare e se non si chiedono più soldi c’è da preoccuparsi.

L’andamento

Per i primi tre mesi la contrazione maggiore è per le ditte individuali che tocca quasi il 20%, poi ci sono le società di capitali con l’11%. In questo periodo il Barometro Crif segnala che l’importo medio richiesto era di quasi 69mila euro, 6mila euro in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Se vogliamo fare una distinzione tra ditte individuali e società di capitali, le prime hanno chiesto in media 29mila euro mentre le seconde 93mila euro.

Ricordiamo che eravamo solo all’inizio dell’emergenza Covid-19.

Trovare una soluzione

Stiamo attraversando un periodo delicato dovuto ad un evento eccezionale. Vanno unite le forze per fare in modo di non danneggiare nessuno. C’è la necessità di creare condizioni utili per stimolare la domanda e facilitare l’accesso al credito.

L’esigenza delle imprese che, va ricordato, nel nostro Paese sono prevalentemente di piccola e piccolissima dimensione è quello di avere subito liquidità per far fronte alle spese correnti visto che i flussi di cassa generati non possono sopperire.

Se prendiamo a riferimento le ultime rilevazioni prodotte da CRIF Ratings ci rendiamo conto che la rischiosità del credito alle imprese ha un tasso di default al 3,7%. Da oltre sei anni questo tasso è in contrazione, per il futuro meglio non fare pronostici. Ma si parte da un punto di ottimismo: il merito creditizio delle aziende italiane è su un livello sostanzialmente buono.

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