Scopriamo com’è possibile prendersi un anno sabbatico e godere di una pausa lavorativa lunga

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Anno sabbatico: molti di noi hanno sentito questo termine, ma pochi sanno cosa significhi. Molti lavoratori scelgono di prendersi del tempo per viaggiare, per fare nuove esperienze, per migliorare la loro formazione professionale, per dedicarsi alla propria famiglia, ai propri hobby o semplicemente a sé stessi. Per fare tutto questo scelgono di iniziare un anno sabbatico.

Scopriamo com’è possibile prendersi un anno sabbatico, senza conseguenze deleterie sulla propria posizione lavorativa. Il modo più radicale per prendersi una pausa così lunga, sarebbe quello di lasciare il proprio lavoro. Nessun tipo di impiego, infatti, contempla un anno di ferie pagate. Lasciare il lavoro, però, significa anche rinunciare a stipendi e contributi previdenziali.

Ecco perché sarebbe meglio prendersi un anno sabbatico retribuito, ma in Italia questo è impossibile. Scopriamo allora quali sono le opzioni possibili nel nostro paese.

Scopriamo com’è possibile prendersi un anno sabbatico e godere di una pausa lavorativa lunga

Innanzitutto l’anno sabbatico va organizzato con largo anticipo, dopo di che bisogna essere consapevoli che una volta terminate le ferie pagate, si potrà richiedere al proprio datore di lavoro solo un’aspettativa non retribuita.

Le opzioni per i lavoratori dipendenti in Italia sia pubblici che privati, per prendere un anno sabbatico senza lasciare il proprio lavoro sono due: il congedo per formazione, secondo la legge 53/2000 e l’aspettativa per motivi personali. Entrambe le opzioni, come abbiamo già detto, non prevedono salario.

I requisiti per richiedere un anno sabbatico

Per poter fare una richiesta del genere bisogna essere titolari di un contratto a tempo indeterminato e lavorare già da cinque anni presso la stessa azienda.

Il datore di lavoro, dal canto suo, secondo il nostro ordinamento non è obbligato ad accogliere la domanda. Se la rifiuta, però, è obbligato a presentare delle motivazioni; inoltre è anche obbligato a riesaminare l’istanza su richiesta del dipendente.

Se l’anno di aspettativa viene accettato dal datore di lavoro, una volta terminato si potrà tornare a lavoro e ricominciare a percepire la propria retribuzione.

Se invece si decide di dimettersi, alla fine dell’anno sabbatico bisognerà ricominciare a cercare un nuovo lavoro, ma arricchiti dalle esperienze vissute, anche formative, e seguendo alcuni consigli su come sostenere un colloquio di lavoro, non sarà difficile trovare una nuova occupazione.

L’anno sabbatico porta vantaggi all’azienda e ai dipendenti

Quando i dipendenti possono realizzare il sogno di una vita o hanno tempo per rilassarsi, diventano più felici, più riposati e più soddisfatti e si proteggono dal burnout. Di conseguenza tornano a lavoro più produttivi di prima e questo è un enorme vantaggio per le aziende.

Questa lunga pausa, ovviamente, porta dei vantaggi soprattutto ai lavoratori che, durante questo anno, possono realizzare il sogno di una vita senza il timore di perdere il lavoro (nel caso dell’aspettativa non retribuita), e si rigenerano. Dopo un anno sabbatico il lavoratore tornerà  in azienda sicuramente più rilassato e felice.

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