Sanzioni e obbligo di risarcimento del danno per il soggetto che vende un bene, anche online, ma si comporta in questo modo scorretto

acquisti online

Ormai è risaputo che gli acquisti online, per quanto comodi, possono essere sinonimo di insoddisfazione. Talvolta il bene acquistato si rivela diverso da quello mostrato dal venditore in foto. Talaltra, sebbene molto simile, non risponde alle aspettative che ci siamo creati al momento dell’acquisto. Proprio per questa ragione il codice del consumo prevede il cosiddetto recesso di pentimento. Grazie a questo istituto, l’acquirente, entro un termine di 14 giorni dalla ricezione del pacco, può decidere di rinviare al mittente la merce.

Tutto ciò senza subire alcuna conseguenza pregiudizievole e senza dover motivare tale decisione. La legge prevede questa importante garanzia proprio perché si è preso atto che l’acquisto effettuato al di fuori dei locali commerciali è potenzialmente molto insidioso per l’acquirente. Questo effettua un investimento senza avere diretta contezza del bene che decide di acquistare.

Gli altri pericoli nascosti

All’esito dell’acquisto, si potrebbe avere una sorpresa ben peggiore di quella finora descritta. Accade molto spesso, soprattutto quando si acquista da negozi online non certificati, di attendere il pacco contenente il bene per settimane. Per poi rendersi conto che non giungerà mai a destinazione.

In questi casi è importante capire come difendersi, sono infatti previste sanzioni e obbligo di risarcimento del danno per chi vende un bene, anche online, comportandosi in questo modo scorretto. In particolare, è necessario saper distinguere quando ci troviamo di fronte ad una vera e propria truffa, e quando, invece, si tratta di un semplice inadempimento contrattuale. Nel primo caso si potrà agire, sporgendo denuncia presso le autorità competenti, per le vie penali. Nel secondo caso ci si dovrà rivolgere ad un avvocato per poi fare causa allo scorretto venditore.

Sanzioni e obbligo di risarcimento del danno per il soggetto che vende un bene, anche online, ma si comporta in questo modo scorretto

L’azione penale risulta più agevole per il cittadino che intende difendere i propri diritti poiché, dopo la denuncia, saranno le forze dell’ordine a procedere con l’investigazione. Le autorità hanno la possibilità di impiegare mezzi d’indagine certamente più incisivi di quelli che ha a disposizione la parte lesa. Inoltre, una volta incardinato il processo, sarà possibile costituirsi parte civile. Ciò significa prendere parte al processo chiedendo che, in caso di condanna penale, il reo venga altresì condannato a risarcire il danno subito dall’acquirente.

La Corte di Cassazione si è espressa con la sentenza n. 43660/2016 chiarendo quali sono i presupposti necessari per integrare il reato di truffa. Secondo l’art. 640 del codice penale, la truffa si configura quando un soggetto induce taluno in errore con artifizi e raggiri, procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno. È quindi necessario che il comportamento del venditore sia connotato da artifizi e raggiri. Secondo i giudici questo avviene, ad esempio, nel caso in cui il venditore abbia indicato come prezzo del bene una somma oltremodo vantaggiosa. O anche quando non abbia fornito alcuna informazione circa il suo luogo di residenza. In questi casi bisognerà allora sporgere denuncia senza indugio al fine di tutelare i propri diritti.

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