Novità pensioni e tre nuove misure a confronto per il nuovo anno

pensione

Magari non ci sarà tempo per farlo subito e per varare una riforma delle pensioni degna di questo nome, ma questo non vuol dire che l’argomento sia superato. Il nuovo Governo, infatti, avrà difficoltà a varare una riforma delle pensioni già con la prossima Legge di Bilancio.

E pare quasi scontato che proverà solo a prorogare le misure che dovrebbero sparire il prossimo 31 dicembre. Ma ad anno nuovo iniziato si andrà ad approfondire il discorso della riforma delle pensioni partendo da tre nuove misure che sembrano le più papabili.

Stiamo parlando della pensione flessibile a partire da 61 anni di età, l’opzione uomo e la Quota 41 per tutti. Tre misure tutte diverse tra loro ma che hanno diversi aspetti che possono tornare utili ai lavoratori che oggi si trovano in difficoltà con il poter andare in pensione.

Novità pensioni e tre nuove misure a confronto per lasciare il lavoro

Le misure di cui tanto si parla da giorni e che probabilmente non verranno inserite nella manovra finanziaria sono sempre le solite. C’è la Quota 41 che ha nella Lega il partito che maggiormente la vorrebbe. Ma ci sono anche le assolute novità della pensione flessibile con una nuova quota 100 e della cosiddetta opzione uomo.

Tre misure che oggi sono soltanto proposte, e che forse, potrebbero anche non essere alternative tra loro. In buona sostanza potrebbero essere varate tutte e tre insieme rendendo davvero il sistema previdenziale molto flessibile.

Come funzionerebbe la nuova Quota 41 per tutti

Quando si parla di novità pensioni e tre nuove misure in arrivo si parla al momento di semplici ipotesi. Anche la Quota 41 per tutti. Quella di oggi che è già in vigore è destinata a precoci che appartengono a quattro particolari categorie di soggetti: tutti quelli che hanno dei disagi lavorativi, fisici, familiari e reddituali.

La Quota 41 per tutti come la vorrebbero anche i lavoratori che hanno avviato comitati e gruppi social, è una sorta di nuova pensione di anzianità tutti. Una volta raggiunti 41 anni di contributi versati, tutti dovrebbero poter andare in pensione. È questo lo snodo centrale di Quota 41 per tutti.

Ultimamente, però, viste le difficoltà a varare una misura del genere, anche la Lega sembra tornare un pochino indietro rendendo la definizione “per tutti” esagerata. Infatti, inizia a trapelare l’intenzione di varare una Quota 41, ma con limite di età prefissato. Magari a 62 o 61 anni di età. In pratica, potrebbero accedere alla pensione con Quota 41 solo quanti si trovano ad aver compiuto anche una età prestabilita.

A 61 anni di età la pensione flessibile

Ma una quota 41 a partire dai 61 anni di età potrebbe accavallarsi a un’altra misura che ha nei 61 anni di età il punto di origine. Infatti, il Governo pare stia pensando anche a una misura che sarà una specie di Quota 100 allargata.

Infatti, occorrerà arrivare proprio a 100 sommando età e contributi versati, ma con età minima da centrare e contribuzione da versare altrettanto minima. Si partirebbe, quindi, dai 61 anni di età e dai 35 anni di contributi versati. Accoppiando età e contributi si dovrà completare Quota 100 appunto partendo dai limiti prima citati.

È evidente che in pensione con 35 anni di contributi esatti ci potrà andare soltanto chi ha raggiunto 65 anni di età così come con 61 anni di età esatti ci potrà andare solo chi invece ne ha 39. Evidente anche il vantaggio di questa nuova misura rispetto alla quota 41 a 61 anni di età. In quest’ultimo caso, infatti, servirebbero 41 anni di contributi versati, mentre nella pensione flessibile ne basterebbero 39. Pure che per Quota 41 serviranno proprio 41 anni di versamenti, mentre per la pensione flessibile ci saranno lavoratori che potranno uscire con una carriera da 35 anni di contributi o poco più.

La migliore proposta dal punto di vista dell’età di uscita è penalizzata come assegno

Nettamente migliore come età e come contribuzione minima fissa prevista sarebbe opzione uomo. Che, però, avrebbe nel calcolo dell’assegno una netta controindicazione. Questa misura, infatti, permetterebbe di uscire dal lavoro a quanti raggiungono 58 anni di età entro una determinata data (probabilmente entro il 31 dicembre 2023).

Chi ha raggiunto questa età, potrà accedere alla prestazione pensionistica già con 35 anni di contributi versati. Il limite della misura, però, il calcolo dell’assegno che come funziona l’opzione donna oggi prevede il calcolo contributivo dello stesso. E per chi ha più di 18 anni di contributi versati antecedenti il 1996 il taglio di assegno arriverebbe a superare il 30%. Un calcolo contributivo penalizzante che, per esempio, la Quota 41 per tutti o la pensione flessibile dai 61 anni di età non dovrebbero prevedere.

Ecco, dunque, tutte le novità pensioni e le tre nuove misure a confronto.

Consigliati per te