La Ferrari non corre veloce in pista, ma in Borsa è tutta un’altra storia

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Dopo l’illusione iniziale legata alle vittorie Ferrari, il campionato di Formula 1 ha visto un nuovo trionfo di Max Verstappen tra i piloti e della Red Bull tra i costruttori. Soprattutto quest’ultimo titolo manca molto alla casa di Maranello che non lo vince dal lontano 2008.

Se, però, la Ferrari non corre veloce in pista, in Borsa è tutta un’altra storia. Come vedremo, infatti, l’impostazione è saldamente rialzista e ha ancora spazio per incrementare i guadagni.

D’altra parte la Ferrari ha chiuso il periodo relativo ai primi 9 mesi del 2022 con ricavi netti per 3,73 miliardi di euro, in aumento del 20% rispetto ai 3,1 miliardi ottenuti nei primi nove mesi dell’esercizio precedente. Anche gli utili sono aumentati del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per una dettagliata analisi del titolo attraverso la lente dell’analisi fondamentale si rimanda a un precedente articolo. In questa sede ricordiamo solo che gli analisti che coprono il titolo hanno un prezzo obiettivo medio che esprime una sottovalutazione del 16% rispetto alle attuali quotazioni. Tuttavia, le indicazioni degli analisti sono molto diverse tra di loro con una dispersione del 19%.

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La Ferrari non corre veloce in pista, ma in Borsa è tutta un’altra storia: le indicazioni dell’analisi grafica

Il titolo Ferrari (MIL:RACE) ha chiuso la seduta del 9 novembre in ribasso dello 0,64%, a quota 203 euro, rispetto alla seduta precedente.

La proiezione in corso sul titolo è rialzista e si sta dirigendo verso il II obiettivo di prezzo in area 206,7 euro. Questa resistenza potrebbe essere decisiva per il futuro del titolo. Il suo superamento, infatti, potrebbe aprire le porte a una continuazione del rialzo fino alla massima estensione rialzista in aera 218,5 euro (III obiettivo di prezzo). Su questi livello, poi, si potrebbe assistere a delle prese di beneficio.

Qualora, invece, la resistenza in area 206,7 euro non dovesse essere superata, allora potremmo assistere a delle prese di beneficio. Solo una chiusura giornaliera inferiore a 194,85 euro potrebbe portare a un’inversione ribassista.

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