In Italia, come accade purtroppo per altri comparti, il prezzo del carburante è quasi il doppio in più rispetto agli altri Paesi Ue. Il fatto che il petrolio abbia raggiunto quotazioni basse che non si verificavano da anni potrebbe innescare qualche speranza, e invece non c’è propriamente da festeggiare. Per capire come mai al distributore la benzina costa ancora in media 1,7 euro al litro bisogna osservare la situazione in una prospettiva più ampia. Ecco una sintesi che può far comprendere come mai, ancora una volta, il portafogli degli italiani viene saccheggiato.
Tutti i costi “nascosti” sui carburanti che vanificano la discesa del prezzo del petrolio
Quando si parla di prezzo del petrolio accostiamo immediatamente l’immagine alla benzina o al gasolio, e dunque si tende a pensare che le oscillazioni della materia prima incidano direttamente sul distributore. Purtroppo la questione non è così semplice. Innanzitutto i carburanti per i veicoli a motore endotermico sono composti sì da petrolio ma anche da altre sostanze, e dunque il costo finale dipende anche quello degli altri elementi e/o additivi.
In seconda istanza, c’è da ricordare che il gestore della pompa di benzina ha dei costi fissi da sostenere, come tutte le attività commerciali, dunque può decidere di non abbassare i prezzi anche se una delle materie prime ha subito dei cali di quotazione. Non da ultimo, in Italia sono attive tasse e oneri molto alti, che di fatto alzano il prezzo finale dei carburanti in misura maggiore rispetto agli altri Paesi Ue. Al netto di queste tasse, tanto per capirci, la benzina e il gasolio italiano costerebbero addirittura di meno.
C’è poi la questione delle tempistiche fisiologiche, nel senso che per vedere un abbassamento dei prezzi bisogna attendere almeno 1 mese. La cifra attuale, di circa 1,7 euro al litro, fa riferimento ai prezzi del petrolio del mese scorso, perché è questo il lasso di tempo medio entro cui le aziende acquistano il greggio, poi avviene la lavorazione, la distribuzione e infine la vendita al dettaglio.
Il prezzo del petrolio è sceso ai minimi storici, ma non è detto che duri per sempre, anzi
Quanto detto sopra, dunque, dovrebbe far sperare in una diminuzione del prezzo tra circa 30 giorni ma, anche in questo caso, non è detto che ciò avvenga matematicamente. Bisogna ricordare infatti che il prezzo del petrolio è sceso per alcuni fattori concomitanti: oggi siamo a circa 60 dollari al barile a causa della guerra commerciale tra Usa e Cina – il caos sulla movimentazione delle merci ha innescato un primo ribasso – e perché contrariamente alle aspettative i Paesi dell’Opec hanno deciso di aumentare la produzione (a causa di una serie di “disaccordi” interni tra di loro). Questa situazione, però, difficilmente avrà le basi per continuare a oltranza; basta infatti che Trump cambi di nuovo idea sui Dazi o che si verifichino altri “imprevisti” affinché il prezzo del petrolio torni a fare un rally rialzista. Dunque, in conclusione, il portafogli degli italiani non riuscirà a beneficiare molto dell’attuale calo del greggio.