Sempre più investitori si stanno interessando ai rendimenti, al rialzo, dei bond governativi; complici le incertezze dei Dazi che hanno disilluso il “sogno americano” e anche le nuove politiche fiscali dell’eurozona attivate in seguito al Piano per la Difesa.
Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha annunciato l’investimento di una tranche di oltre 900 milioni di euro su una sessantina di progetti presentati dagli Stati Membri per portare avanti gli obiettivi del Fondo europeo per la Difesa (EDF). Questi nuovi bandi hanno attirato un’adesione mai vista prima, con circa 300 progetti proposti da più di 600 entità giuridiche di oltre 25 Stati UE e della Norvegia.
“Come evidenziato nel Libro bianco, è essenziale colmare le principali lacune di capacità critiche, come la mobilità delle forze e la difesa con i droni, attraverso l’innovazione e la collaborazione tra scienza e industria europee”, ha dichiarato il portavoce alla difesa della Commissione, Thomas Regnier. Novità di quest’anno, se così possiamo dire, è la rivelazione che “per la prima volta, le industrie della difesa ucraine possono essere associate ai progetti dell’EDF“.
Almeno 16 Paesi hanno già chiesto l’attivazione della clausola che permette di “mandare in pensione” almeno fino al 2028 il Patto di stabilità; lo scopo, poter aumentare il margine di bilancio (anche oltre il 2% del Pil) per la spesa in Difesa e non rischiare le infrazioni per sconfinamenti del deficit. Quest’ultima opzione potrebbe rappresentare un’interessante finestra per gli investitori che desiderano ottenere rendite passive (anche) tramite gli ETF obbligazionari.
Come sappiamo, questi fondi si espongono a obbligazioni emesse dai Governi, e vantano più di un vantaggio: possono essere scambiati in Borsa senza dover sottostare a vincoli di durata; i costi per le commissioni sono molto esigui; se le politiche del taglio dei tassi perseguono, i rendimenti sono più alti; si espongono a un portafoglio diversificato di obbligazioni, offrendo dunque più sicurezza rispetto alla scelta di una singola obbligazione. Il rischio è comunque quello di un’aumento incontrollato dell’inflazione, causata appunto dalle scelte politiche UE sul riarmo.
Investire in ETF europei o avere paura della guerra e comprare scatolette di tonno, come diceva Kiyosaky?
Indice dei contenuti
In uno scenario come quello sopra citato, e che sta velocemente evolvendo, si possono però intravedere almeno due filoni interpretativi.
- Il primo è che il piano di riarmo europeo possa rappresentare una ghiotta occasione per gli investitori.
- Il secondo, che il medesimo piano di riarmo possa portare – come conseguenza fisiologica – ad una vera guerra.
E c’è chi sostiene che questa guerra non si combatterà con carri armati o droni, ma con le bombe atomiche. Secondo una teoria tra l’altro molto verosimile, la Russia non starà ad aspettare che l’Europa si doti di strumenti di difesa e attacco efficaci (secondo le stime ci vorranno 4-5 anni) ma attaccherà per prima. E per avere un vantaggio strategico non solo contro l’Europa ma contro tutta la NATO dovrà effettuare un’azione senza preavviso, come lanciare testate nucleari sulle basi strategiche italiane ed europee dove si trovano stoccate armi nucleari, nonché porti, aeroporti e basi militari americane. Purtroppo il nostro Paese è quello che ne ha di più.
Best INVESTMENT: Cans of Tuna Fish. Inflation about to take off. Best investments are cans of tuna & baked beans. You can’t eat gold, silver, or Bitcoin. You can eat cans of tuna and baked beans. Food most important. Starvation next problem. Invest in the solution. Take care.
— Robert Kiyosaki (@theRealKiyosaki) June 13, 2022
Torna alla mente, allora, il monito di Robert Kiyosaki, che già 2 anni fa predisse una catastrofe finanziaria e tentò di avvertire gli investitori. Se gli shock economici o addirittura una guerra dovessero devastare il mondo, a niente servirebbero oro o bitcoin, né tantomeno le azioni di società. Come suggeriva il noto investitore, infatti, nel caso di uno scenario così catastrofico è solamente al reperimento dei beni primari che verrà data la priorità.