Fondi comuni di investimento: cosa sono, quali comprare e i rischi connessi

Fondi comuni di investimento: cosa sono, quali comprare e i rischi connessi

I risparmiatori alla ricerca di strumenti di investimento efficienti ma sicuri hanno a disposizione i fondi comuni di investimento. Si tratta di prodotti finanziari gestiti da Società di Gestione del Risparmio (SGR), incaricate di raccogliere il denaro da vari risparmiatori in una sorta di “deposito comune” e investirlo in diversi strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, titoli di Stato, materie prime), secondo un piano prefissato e specificato nel prospetto informativo.

Fondi comuni di investimento: quali sono i più comuni e che garanzie offrono?

I fondi comuni di investimento sono accessibili anche ai piccoli risparmiatori che non dispongono di cifre elevate e consentono di diversificare in maniera efficace il proprio portafoglio, riducendo il rischio di perdite irrimediabili. Sono, inoltre, caratterizzati da una gestione professionale, garantita da esperti del settore, che agiscono con lo scopo di ottimizzare i guadagni rispetto a un benchmark di riferimento, cioè un parametro che stabilisce il rendimento del fondo all’interno del mercato finanziario di appartenenza.

Esistono diverse tipologie di fondi comuni. Le principali sono le seguenti:

  • fondi aperti e chiusi: con i fondi aperti, gli investitori possono sempre comprare o vendere quote, mentre con quelli chiusi i rimborsi sono consentiti solo in determinati periodi;
  • fondi di liquidità: investono esclusivamente in obbligazioni e liquidità. Gli strumenti di tali fondi devono essere caratterizzati da un rating Moody’s pari almeno ad A2 e un rating S&P non inferiore ad A. Sono pensati per coloro che non possono investire nel lungo periodo. I guadagni, inoltre, sono assimilabili a quelli dei BOT (dunque non sono alti, ma sono stabili);
  • fondi obbligazionari: investono soltanto in obbligazioni e liquidità e sono ideali per chi cerca strumenti con scadenza a 3 o 5 anni. Hanno un rendimento maggiore di quello dei fondi di liquidità;
  • fondi bilanciati: investono in un insieme di titoli di Stato, obbligazioni e azioni, sia in Italia sia all’Estero, a condizione che la quota del portafoglio relativa alle azioni sia pari a un valore compreso tra il 10% e il 90%. Sono destinati agli investitori di medio-lungo periodo e assicurano un rendimento superiore a quello degli obbligazionari;
  • fondi azionari: investono non meno del 70% del portafoglio in azioni e sono rivolti a coloro che cercano un prodotto di lungo periodo. Il rischio di tali fondi è legato soprattutto alla modalità di diversificazione, ad esempio quelli diversificati su più Stati hanno una minore volatilità.

I pericoli dei fondi comuni di investimento: occhio a questi elementi al momento della scelta

Nonostante i vantaggi esplicitati, i fondi comuni di investimento presentano anche una serie di rischi, che vanno adeguatamente valutati con il proprio consulente finanziario. Vanno, in particolare, considerati i seguenti aspetti:

  • costi: possono influenzare notevolmente i guadagni finali (come commissioni di entrate e di uscita o di gestione). Per questo motivo, è necessario informarsi prima di optare per una delle soluzioni disponibili. I rendimenti, inoltre, sono tassati al 26%, mentre la quota relativa ai titoli di Stato gode della tassazione agevolata al 12,5%. Le imposte vengono applicate in fase di liquidazione dei fondi, cioè nel momento in cui i titolari ricevono i rendimenti. Per i fondi comuni esteri a cui non può essere applicata la normativa comunitaria, si applica l’IRPEF e, di conseguenza, tali prodotti vanno inclusi nella dichiarazione dei redditi;
  • profilo di rischio: per scongiurare perdite, è necessario optare per un prodotto che rispetti la propria propensione al rischio;
  • rendimenti non garantiti: i fondi comuni non assicurano un guadagno certo e fisso, ma i proventi variano a seconda della sorte degli strumenti finanziari a cui si riferiscono, in misura proporzionale alle quote detenute.