Ecco quanto si perde ad andare in pensione con quota 103

Ecco quanto si perde ad andare in pensione con quota 103

Andare in pensione tramite Quota 103 consente di smettere di lavorare prima, a 62 anni, senza dover attendere il compimento dell’età pensionabile (67 anni). Ma la misura presenta un grosso limite: il ricalcolo dell’assegno con sistema contributivo, che potrebbe determinare una forte penalizzazione sull’importo spettante (fino al 30%). Molti lavoratori, dunque, si chiedono se sia più conveniente attendere oppure approfittare dell’agevolazione e godersi il congedo definitivo.

Quota 103: quali sono le penalizzazioni economiche?

La Legge di Bilancio 2025 ha prorogato fino al prossimo 31 dicembre Quota 103, lo strumento introdotto in via sperimentale che consente a tutti di accedere al pensionamento anticipato con almeno 62 anni di età e 41 anni di contribuzione (dei quali almeno 35 effettivi, al netto dei periodi di disoccupazione e malattia).

Se, però, inizialmente Quota 103 prevedeva la determinazione dell’assegno con metodo misto (ossia retibutivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per quelli accreditati a partire dal 1996), dal 2024 alla misura è stato applicato il ricalcolo completamente contributivo. Questa regola, però, si applica solo fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia; successivamente, l’interessato comincerà a percepire la somma normalmente spettante.

L’assegno derivante da Quota 103, inoltre, non può essere superiore a quattro volte il trattamento minimo INPS (che per il 2025 ammonta 603,40 euro); di conseguenza, la pensione lorda mensile deve essere pari a un massimo di 2.413,60 euro. La prestazione, infine, è incompatibile con qualsiasi reddito da lavoro, a esclusione di quelli da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.

Anche se penalizzante, Quota 103 conviene a queste categorie di lavoratori

Le penalizzazioni derivanti dall’applicazione del metodo contributivo non valgono per tutti allo stesso modo. Per esempio, chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 non perde tanto, perché già lo scorso anno avrebbe avuto diritto al calcolo retributivo solo per i periodi versati fino al 1995. In questo caso, la convenienza alla Quota 103 non può essere messa in discussione.

Stesso discorso si può fare per chi a 62 anni di età perde il lavoro o lo ha già perso da tempo. Perché trovare un nuovo lavoro a 62 anni non è certo semplice. Ben venga, quindi, una pensione subito, anche se di ammontare inferiore. Restare senza sostentamento sarebbe l’alternativa evidentemente negativa per chi si trova in queste condizioni.

Non si può, infine, tralasciare la questione dei lavoratori autonomi. Anche tale categoria può usufruire di Quota 103 con 62 anni di età e 41 di contributi. Ma è davvero una scelta conveniente? Se consideriamo una media di circa 4.000 euro all’anno di contributi, è evidente che, per arrivare ai 42,10 anni della pensione anticipata ordinaria, servirebbero altri 22 mesi di versamenti. E sono soldi risparmiati che potrebbero rendere la pensione la via più giusta da prendere. In tal caso, dunque, sarebbe davvero opportuno prendere il considerazione l’idea di beneficiare del pensionamento anticipato.

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