Dove si pagano le tasse se si fa smart working all’estero?

dove-si-pagano-le-tasse-smart-working-estero

Molti contribuenti tendono a non conoscere perfettamente il sistema di tassazione fiscale in caso di lavoro agile all’estero. In effetti, sono diverse le casistiche e dunque le aliquote/modalità di prelievo applicabili. Per prima cosa, è necessario distinguere tra smart working e lavoro da remoto o telelavoro e ovviamente non bisogna confondere lo smart working con l’attività freelance, termini che invece vengono spesso utilizzati come sinonimi. Andiamo dunque per gradi e indichiamo qual è la definizione corretta di smart working, per poi approfondire sulle modalità di pagamento delle tasse.

Quando si definisce un lavoratore in smart working all’estero

Siamo nel comparto del lavoro subordinato, e dunque un dipendente che presta la sua opera per un’azienda italiana, ma effettuandola in un altro Paese. Con lo smart working, il lavoratore può svolgere i suoi compiti con relativa libertà di orari e ovviamente trovandosi in altro luogo; l’obiettivo è il raggiungimento dei risultati. Il telelavoro, invece, è un’ulteriore forma di prestazione, dove il dipendente lavora in altra sede rispetto all’ufficio ma con i medesimi orari.

Non è raro, nel primo caso, che un lavoratore venga recruitato da azienda italiana pur vivendo all’estero, soprattutto a seguito della maggior richiesta di figure specializzate. Può anche capitare che un dipendente di azienda italiana si rechi all’estero per motivi personali, pur continuando a lavorare in smart working per l’azienda. Ma nn è tutto così semplice, se vogliamo approfondire il profilo fiscale di dette tipologie di lavoratori.

Infatti, per capire in quale Paese il professionista dovrà pagare le tasse, bisogna rifarsi alle precise indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, che tra l’altro in una nota, ha proprio chiarito su questo aspetto. In sostanza, si va a guardare la residenza fiscale, che viene a sua volta stabilita da una semplice regola. Il contribuente italiano, registrato all’Anagrafe italiana, che ha domicilio e/o residenza in Italia e che per la maggior parte del periodo d’imposta (cioè 183 giorni in un anno) si trova in Italia, viene considerato fiscalmente italiano, e dunque anche se per qualche tempo lavora all’estero dovrà pagare le tasse nel paese di residenza, appunto l’Italia.

Diversamente, se un cittadino è residente in un Paese diverso, non rientrando nei presupposti precedenti rimane dovrà pagare le tasse nel suo Paese di residenza, pur lavorando per un’azienda italiana. Naturalmente, esistono ulteriori casistiche, sebbene più rare, in cui alcune convenzioni obbligano alla doppia tassazione.