Dopo lunghi mesi di trattative e di scontri, sembrerebbe essere stato raggiunto il famigerato accordo sulle ‘terre rare’ tra il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello americano Donald Trump. L’intesa assume una forte valenza sia politica sia economica, assicurando agli Stati Uniti il primato nel mercato dei minerali ucraini, ma non eludendo la sovranità di Kiev né esigendo vincoli unilaterali.
Le terre rare (dette anche REE, Rare Earth Elements) rappresentano un gruppo di 17 elementi chimici metallici. Alcuni di essi sono molto utilizzati nella vita quotidiana, come il piombo o il rame, e richiedono dei processi molto complicati per la loro estrazione.
L’importanza di tali elementi consiste nella circostanza che, ormai, si trovano in oggetti largamente diffusi, soprattutto quelli tecnologici, come: smartphone, computer e dischi rigidi, auto elettriche e ibride, tv e tablet, apparecchiature mediche (ad esempio, laser chirurgici e risonanza magnetica).
Terre rare: i principali detentori al mondo
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Terre rare: i principali detentori al mondo
Dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, si è spesso sentito parlare delle terre rare, soprattutto per l’interessamento da parte del Presidente statunitense Donald Trump. Nell’ultimo decennio, il monopolio dell’estrazione delle terre rare è stato posseduto da Stati Uniti d’America e Australia ma, negli ultimi tempi, c’è stata una vera e propria ascesa della Cina nel settore, che è arrivata a detenere il 60% della produzione e della lavorazione mondiale. Per evitare la dipendenza dall’Asia, l’Occidente sta pensando a nuovi giacimenti da poter sfruttare a proprio vantaggio.
Ma anche l’Ucraina ha un ruolo centrale (come è emerso dalle cronache degli anni recenti), perché possiede tantissimi giacimenti di minerali, in particolare nella zona di Azov. Le terre rare più diffuse sarebbero il lantanio e il cerio (usati per produrre televisori e illuminazione), il neodimio (impiegato nelle turbine eoliche e nelle auto elettriche) e l’erbio e l’ittrio (famosi nell’industria nucleare).
Terre rare in Italia: al via lo sfruttamento per ridurre la dipendenza dalla Cina

Terre rare in Italia: al via lo sfruttamento per ridurre la dipendenza dalla Cina
Come abbiamo anticipato, attualmente è la Cina a controllare il mercato delle terre rare, ma non tutti sanno che anche in Italia ci sono una serie di giacimenti di fondamentali minerali, anche se non largamente utilizzati. Per esempio, in Piemonte, nei pressi di Punta Corna, sono diffusi depositi di cobalto, impiegato nella produzione delle batterie ricaricabili.
In Liguria, invece, nel Parco Nazionale del Beigua, c’è un imponente giacimento di titanio. Nel Lazio e in Campania, nelle aree del Lago di Bracciano e dei Campi Flegrei, è presente il litio, utilizzato soprattutto nel settore tecnologico. Nel Bergamasco, invece, fino agli anni ’80 è stato estratto lo zinco. Ma, in base ai dati raccolti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in Italia ci sono giacimenti dei seguenti minerali anche in altre Regioni:
- manganese in Liguria e in Toscana;
- tungsteno in Calabria, Sardegna e nelle Alpi centro-orientali;
- bauxite e fluorite in Sardegna;
- grafite in Piemonte e in Calabria.
Nonostante la presenza di tali riserve, nel nostro Paese non è diffusa l’estrazione su base industriale. Solo nell’ultimo periodo, per accrescere il prestigio dell’Occidente nel settore, è stato deciso di autorizzare le estrazioni di circa 3 milioni di tonnellate di fluorite presso i giacimenti situati a Silius, in Sardegna.