Andare in pensione a 62 o 64 anni anche il prossimo anno con alcune misure sarà ancora possibile

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Si parla di riforma pensioni 2023 e spaventa la Quota 41 che dovrebbe richiedere 61 o 62 anni. I pensionati sono allarmati dalle possibili novità che il nuovo Governo potrebbe introdurre ma non tengono conto che rispetto a quest’anno, dal lato previdenziale cambierà ben poco. Perché l’unica misura che realmente verrà a mancare sarà la Quota 102, non rinnovata. E probabilmente sostituita dalla misura flessibile che richiederà 61 anni di età e 41 anni di contributi. Ma andare in pensione a 62 o 64 anni anche nel 2023 sarà ancora possibile, perché cambierà davvero poco.

La riforma pensioni spaventa, ma non cambia nulla

E anche se si fa un gran parlare di novità vere e proprie in realtà ce ne sono davvero poche. E saranno rappresentate da quell’unica misura flessibile che sarà introdotta. Al posto della Quota 102. Che però sarà ancora utilizzabile da chi ha raggiunto i requisiti entro la fine di quest’anno.

Tutte le altre misure resteranno in vigore. Anche l’APE sociale e l’Opzione donna che, come è stato annunciato verranno prorogate per un altro anno. I cambiamenti veri e propri, invece, dovremo aspettarceli dall’eventuale riforma strutturale che il Governo ha annunciato entro i prossimi anni. E quella, andando a modificare la Legge Fornero, potrebbe avere effetti più dirompenti.

Andare in pensione a 62 o 64 anni anche nel 2023

Sarà, quindi, ancora possibile, ad esempio, andare in pensione a 62 anni con la RITA che richiede solo 20 anni di contributi e l’iscrizione ad un fondo pensione complementare. Ma potranno andare in pensione, sempre nel 2023, con 61 anni e 7 mesi di età ed almeno 35 anni di contributi coloro che hanno svolto lavori usuranti.

Si potrà ancora usare la pensione anticipata contributiva per uscire a 64 anni con 20 anni di contributi. Anche il prossimo anno. A patto di aver versato tutti i propri contributi nel sistema contributivo (a partire dal 1996 o avendo scelto il computo in Gestione Separata). E di aver maturato un assegno che sia di almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS.

Una riforma che non riforma

Non può, quindi, parlarsi di una riforma pensioni. Si tratta semplicemente di una misura che scade, la Quota 102, che viene sostituita da una nuova misura flessibile. Che ancora non sappiamo quale sarà.

Per il resto il sistema previdenziale resterà invariato e si continuerà ad andare in pensione di vecchiaia a 67 anni. E ad accedere a quella anticipata, indipendentemente dall’età, al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Alle donne occorrerà, come ora, un anno in meno. L’unica cosa che può portare la Legge di Bilancio 2023, quindi, è solo un modo in più per accedere all’uscita dal mondo del lavoro.

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