Pensioni più povere con il nuovo sistema contributivo: quali lavoratori rischiano di più?

Pensioni più povere con il nuovo sistema contributivo: quali lavoratori rischiano di più?

L’applicazione del sistema contributivo, ossia quello per cui l’ammontare dell’assegno pensionistico viene calcolato sulla base dei contributi accreditati durante l’intera vita lavorativa, ha subito dei cambiamenti di recente. In particolare, le nuove regole si applicano a coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996 oppure che, al 31 dicembre 1995 possedevano almeno 18 anni di contribuzione.

Il meccanismo contributivo risulta penalizzante rispetto a quello retributivo che, invece, considera come parametro per il calcolo dell’assegno anche gli ultimi stipendi percepiti (che, in generale, sono più alti). Nel corso degli anni, le varie riforme previdenziali hanno determinato la fine del sistema retributivo assoluto, a favore del sistema misto oppure di quello contributivo puro. In base alle previsioni attuali, entro il 2040 tutte le pensioni saranno contributive. Ma cosa cambia da quest’anno per coloro che maturano i requisiti per la pensione (67 anni di età e 20 anni di contribuzione)?

Sistema contributivo per il calcolo della pensione: le caratteristiche

Sul meccanismo per il conteggio della prestazione previdenziale incidono: i coefficienti di trasformazione, le aspettative di vita e la rivalutazione del montante contributivo. L’aspetto più rilevante di questo sistema è che viene presa in considerazione tutta la carriera, con la successiva rivalutazione dei contributi maturati tramite uno specifico coefficiente di trasformazione.

Sistema contributivo per il calcolo della pensione: le caratteristiche

Sistema contributivo per il calcolo della pensione: le caratteristiche

Quest’ultimo cambia a seconda dell’età anagrafica con cui si accede al pensionamento; quanto più elevata è l’età, tanto più alto è il coefficiente e, di conseguenza, ricco l’assegno spettante. È questa la ragione per la quale il sistema retributivo è più conveniente; se lo stipendio non è molto elevato o ci sono dei periodi in cui non è stata svolta attività lavorativa, si rischia di percepire una prestazione molto bassa.

Cosa cambia per chi va in pensione nel 2025?

Dal 1° gennaio 2025, sono stati ridotti i coefficienti di trasformazione, perché sono aumentate le aspettative di vita. Se, dunque, nel biennio 2023-2024, per chi interrompeva la carriera lavorativa a 67 anni veniva applicato un coefficiente di trasformazione del 5,723%, per il biennio 2025-2026, invece, tale parametro sarà pari al 5,608%.

Cosa cambia per chi va in pensione nel 2025?

Cosa cambia per chi va in pensione nel 2025?

Attenzione, però, al montante contributivo vanno aggiunti sempre i versamenti accreditati negli ultimi due anni di lavoro, che non sono oggetto di rivalutazione. In linea di massima, con l’applicazione del nuovo coefficiente di trasformazione, le pensioni partono da 5.811,73 euro l’anno (447,05 euro al mese) chi ha un montante contributivo rivalutato pari a 103.600 fino a 29.058,69 euro (2.235,28 euro al mese) per i lavoratori che hanno accumulato un montante contributivo rivalutato di 518.000. A tale quota, poi, si addiziona la parte retributiva, ossia quella riferita al periodo lavorativo svolto fino al 31 dicembre 1995.