Oggi, nella prima seduta post natalizia, i listini di Wall Street sembrano essere intenzionati a riprendersi dopo la debacle dei giorni scorsi. Alle 11.50 infatti, i futures vedevano l’S&P500 salire dello 0,6%, quelli del Dow Jones arrivare a +0,53% e sul Nasdaq a +0,47%.
Cosa è successo?
Il 24 dicembre Wall Street, reduce dalla peggior settimana del decennio, ha ceduto su tutti i fronti. Risultato: la peggior vigilia di Natale del secolo. Alle paure dello shutdown che rischia di prolungarsi fino all’inizio del 2019, si aggiungono i micidiali tweet del presidente Usa Donald Trump. Dopo le sue aspre critiche contro la Fed, il Dow Jones ha perso 653 punti, ovvero il 2,9% scendendo sotto i 22.000 punti. Non è andata meglio all’S&P che ha ceduto 65,52 punti, ovvero il 2,71%. Pessima la performance anche per il Nasdaq, crollato di 140 punti e chiudendo a -2,2%.
Il record di Natale per Wall Street
Non accadeva una cosa del genere da 100 anni. A questo si deve aggiungere anche l’ennesimo crollo del Wti, il petrolio statunitense, che ha perso il 3,6% arrivando al di sotto dei 44 dollari al barile per la prima volta dal luglio 2017. Un trend che in molti hanno visto come una conferma di una possibile recessione in arrivo. Le cause principali di tutto questo, però, sono per lo più politiche. Come detto, infatti, il presidente Trump ha tuonato via social contro la politica finanziaria della Federal Reserve.
Il tweet incriminato
Nello specifico il tycoon ha scritto “L’unico problema che ha la nostra economia è la Fed”. E ancora: “Non hanno la percezione del mercato, non capiscono la necessità delle guerre commerciali, il dollaro forte, e nemmeno lo shutdown democratico per il confine. La Fed è come un golfista forte che non può mettere in buca perché non ha il tocco e non può fare un putt”.
Trump vs Fed
L’istituzione guidata da Jerome Powell sarebbe colpevole di un rialzo troppo veloce dei tassi di interesse. Per questo Trump avrebbe usato il termine tecnico putt intendendo con esso un tiro del golf da farsi vicino alla buca e che richiede un tocco leggero. Lo scorso 19 dicembre, la Fed ha infatti confermato un rialzo dei tassi di interesse (il quarto quest’anno) che ha portato il range a 2,25-2,50%.
Per questo motivo si è arrivati addirittura ad insinuare che l’inquilino della Casa Bianca potrebbe essere addirittura intenzionato a licenziare il capo della banca centrale.
I dati macro che verranno pubblicati a Wall Street
Guardando al calendario macro, tra i dati più importanti si segnalano: le domande di mutui e il tasso sui mutui MBA a 30 anni. Particolare importanza rivestono anche i numeri delle scorte settimanali di greggio e l’indice manifatturiero della Fed di Richmond. Importante anche la pubblicazione dell’indice Reedbook, particolarmente utile per capire il polso della vendita al dettaglio.
Tendenza e segnali per i mercati di Wall Street
Continuano i forti ribassi. Negli ultimi giorni comunque si affollano delle divergenze di breve e rendono possibile un rimbalzo.
Frattale previsionale su scala settimanale per i mercati americani
In rosso la proiezione dell’anno 2018 su scala settimanale per i mercati americani
In blu il grafico reale alla chiusura del 21 dicembre
strumento | tendenza | area di massimo | area di minimo | punto di inversione |
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Dow Jones | Ribasso | – | – | 24.092 |
Nasdaq C. | Ribasso | – | – | 6.933 |
S&P 500 | Ribasso | – | – | 2.602 |
strumento | tendenza | area di massimo | area di minimo | punto di inversione |
---|---|---|---|---|
Dow Jones | Ribasso | 22.065/21.925 | 21.438/21.515 | 22.342 |
Nasdaq C. | Ribasso | 6.231/6.274 | 6.109/6.082 | 6.359 |
S&P 500 | Ribasso | 2.382/2.366 | 2.334/2.299 | 2.412 |
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