Vuoi sapere perché quando vai in banca il tuo consulente ti propone sempre un fondo o una GPF?

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Vuoi sapere perché quando vai in banca il tuo consulente ti propone sempre un fondo o una GPF? Se ci pensate, in fondo, è piuttosto semplice. Davvero, pensateci. Avete accumulato dei soldi. Avete capito che sul conto corrente o sotto il materasso non ci stanno a fare niente. Perché l’inflazione se li mangia poco a poco. Quindi avete deciso di investirli. Andate in banca. Vi fanno parlare con un consulente d’investimento. Cioè con un ex promotore finanziario. Uno che fino a due anni va aveva la qualifica di una persona che, appunto, promuoveva  gli investimenti, non li consigliava. D’altronde, cosa potete aspettarvi da qualcuno che è pagato a provvigione sul volume di denaro gestito? Come? Dite che non lo sapevate? Che è un chiaro conflitto di interessi? Benvenuti nel mondo poco dorato, e molto fumoso, della consulenza italiana.

E’ proprio così. Quando concludete un contratto, il consulente si mette in tasca una provvigione su quanto voi avete deciso di affidare alle sue “cure”. Provvigione che, naturalmente, viene decurtata dalla cifra che gli avete affidato, qualunque sia, prima di investire tale cifra. Insieme a tutti gli altri costi, visibili e invisibili, che il fondo d’investimento o la Gestione Patrimoniale in Fondi (GPF) hanno. E non sono mica pochi. Commissioni di sottoscrizione, di rimborso e di gestione. Ma anche di collocamento (invenzione perversa) e di performance (anche peggio). Come? Dite che non sapevate neanche questo? Cioè che non sapevate che il vostro denaro viene decurtato alla fonte dei costi del piazzista (pardon, consulente) che vi ha consigliato? Ed anche di tutti gli altri che abbiamo appena nominato?

Vuoi sapere perché quando vai in banca il tuo consulente ti propone sempre un fondo o una GPF?

Ripetiamo. Purtroppo è proprio così. La motivazione di un’offerta preordinata e prestabilita è tutta lì. Nei costi che così dovete sostenere. Costi che hanno uno scopo, naturalmente. Perché mantengono tutta la rete che gestisce il vostro denaro. Qualcuno di voi potrebbe dire, però, che è giusto che sia così. Che chi vi consiglia debba essere pagato, in qualche modo. Ed anche chi struttura e gestisce il prodotto finanziario che vi viene offerto. Giustissimo diciamo noi. Peccato che non ve lo dicano.

Eh sì. Se siete già clienti di un consulente, pensateci bene. Ogni volta che gli affidate del denaro, lui/lei se ne va con una stretta di mano. E la sua parcella? Non sarete mica così sciocchi da pensare che la consulenza sia gratis, vero? Beh, tranquillizzatevi. Se lo siete, siete in buona compagnia. L’82% degli italiani è sciocco come voi, pensando che la consulenza non abbia costi. Ma anche la gestione. E la performance.

Quest’ultima poi è la ciliegina sulla torta dei costi di un fondo o di una GPF. La commissione di performance non è altro che una percentuale che il gestore si prende. Se è bravo e vi ha fatto guadagnare. Ma quanto bravo? Quanto vuole lui, naturalmente. Perché la commissione la decide e la gestisce lui. Se il gestore batte l’indice di riferimento (benchmark) del fondo che vi ha fornito, si prende una parte del vostro guadagno. E la decide lui. Già così ci sarebbe parecchio da ridire. Ma il bello viene adesso. Mettiamo che il gestore vi offra un fondo azionario globale. E come benchmark non usi l’indice MSCI World. Ma una valuta. Come il dollaro, la valuta globale per eccellenza. E che quell’anno il dollaro sia magari debole. Batterlo non sarà affatto difficile. E neanche prendersi dei soldi in più dai vostri.

La fregatura dei costi di fondi e GPF

Quanto appena esplicitato è successo davvero in Italia. Una famosa SGR, cioè una società di gestione del risparmio, ha fatto proprio questo. Una ventina di anni fa. E non è un caso isolato. Quello fece scalpore per l’entità del gestito. 100 miliardi dell’epoca. Circa 52 milioni di euro di adesso. E per i lauti guadagni incassati dalla nota SGR.

Capito come funziona? Capito perché quando andate in banca vi propongono sempre un fondo o una GPF? E non un ETF, a gestione passiva? Cioè che replichi pedissequamente l’indice a cui si rifà? Perché il fondo o la GPF hanno dei costi elevati, che pagate voi, fino all’ultimo cent. L’ETF li ha molto minori. E non vanno nelle tasche di chi ve li propone. Ma solo in quelle di chi li crea/gestisce. E, tra l’altro, sono molti meno di quelli dei fondi o delle GPF. Quindi, fatevi furbi. Ma molto furbi.

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