Volkswagen trucca le emissioni auto. Buone notizie dalla Corte UE per i consumatori

Volkswagen

Un focus sul fatto che Volkswagen trucca le emissioni auto. Buone notizie dalla Corte UE.

Le principali agenzie di stampa nazionali e internazionali ne stanno danno notizia da qualche giorno. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una pronuncia epocale per i consumatori. Il tutto ha preso avvio dalla ben nota questione che è andata sotto il nome di “Dieselgate”. La casa automobilistica tedesca è infatti stata condannata a risarcire i danni cagionati agli automobilisti dalle emissione truccate. Ma ora, con questa recente pronuncia della Corte UE, è stato compiuto un ulteriore passo a garanzia dei consumatori. Vediamo quindi di approfondire il fatto che Volkswagen trucca le emissioni auto. Buone notizie dalla Corte UE.

Il fatto

Il caso, stando a quanto riferisce un’Ansa da Bruxelles,  si è originato a seguito dell’azione legale di un’associazione austriaca di consumatori. Vale a dire il Verein für Konsumenteninformation (VKI). Tale associazione incardinava l’azione risarcitoria dinanzi ad un Tribunale austriaco. La Volkswagen è stata quindi chiamata in giudizio a causa dei danni derivanti da un software, incorporato nei veicoli acquistati dai consumatori austriaci. Tale software manipolava i dati relativi alle emissioni dei gas di scarico.

I danni per il consumatore

Il danno, oltre che verso l’ambiente, si concretizza anche verso il consumatore acquirente. Ma di che tipo di danno si tratta e soprattutto a partire da quando può parlarsi di commissione di condotta illecita? Ripercorrendo i dati più dettagliati riportati dalla stampa estera, il risarcimento dei danni veniva chiesto a tutela di centinaia di consumatori austriaci che avevano acquistato auto, nuove o usate. Tutte però accomunate da un identico equipaggiamento dei motori.

Il “defeat device”, consisteva in un impianto illegale che consentiva di ‘truccare’ i dati relativi alle emissioni inquinanti. Un danno principale al quale se ne aggiungeva un secondo, di non minore importanza. Il consumatore veniva infatti ad acquistare un’automobile ad un prezzo superiore al suo valore reale. Da qui la richiesta di risarcimenti ingenti.

La richiesta di danni

L’Adnkronos specifica che la linea tenuta dall’associazione “Vki” è stata la seguente. Se i consumatori fossero stati a conoscenza della manipolazione, avrebbero agito diversamente da come hanno fatto. Avrebbero cioè o evitato, sin da subito, di comprare quelle auto. Oppure le avrebbero comunque acquistate, pretendendo però un prezzo inferiore di almeno il 30%. Entrambe le cose impossibili, data la non consapevolezza al momento dell’acquisto. E qui veniamo alla svolta a cui ha condotto la Corte di Giustizia UE.

Volkswagen trucca le emissioni auto. Buone notizie dalla Corte UE

Il colosso automobilistico tedesco ha contestato la competenza dei giudici austriaci. Ma con l’odierna sentenza, la Corte non solo ha ritenuto infondata l’eccezione, ma ha sancito quanto segue. Vale a dire ha operato un distinguo che potrà rivelarsi fondamentale per i consumatori UE che dovessero agire legalmente per questioni similari. Il luogo di produzione dell’auto è cosa ben diversa dal luogo di commissione dell’illecito. Per cui, è vero che la casa automobilistica ha illegalmente equipaggiato i veicoli in Germania, dove ha sede il costruttore. Ma, visto che il luogo di acquisto, in questo caso era l’Austria, il luogo di commissione dell’illecito è l’Austria, per cui è corretta anche la competenza del Tribunale austriaco. Più semplicemente, si considera luogo di commissione dell’illecito quello in cui avviene l’acquisto del mezzo.

Effetti per tutti i consumatori UE

Peraltro, osserva la Corte, se il costruttore vende veicoli in altri Stati membri dell’Unione “può ragionevolmente attendersi di essere citato” davanti ai Tribunali di questi stessi Stati. Per cui, i consumatori dell’Unione Europea possono citare in giudizio i produttori di automobili nei loro tribunali nazionali. Si affronta così l’annosa questione del foro competente, che viene non a caso inserito tra le clausole a doppia firma nei contratti.

Infatti un conto è pensare d’incardinare una causa presso un tribunale straniero, con tutta la lievitazione dei costi di domiciliazione, ma anche di traduzione dei documenti. Nonché costi superiori per appoggiarsi a studi legali che si sappiano muovere fuori dall’ambito di appartenenza. E un conto è agire direttamente all’interno dei propri confini domestici dove è avvenuto l’acquisto dell’auto.

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