Volatilità come la nuova normalità

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Cosa hanno in comune il petrolio e il Dow Jones? Molto semplice: sono gli esempi più recenti di volatilità estrema.

I due estremi e la volatilità

Ieri l’indice statunitense era arrivato a perdere circa 800 punti per poi risalire, anche grazie alle indiscrezioni di stampa su una Fed meno aggressiva. Risultato: perdita finale di poco meno di 80 punti. Lo stesso discorso può essere fatto per il petrolio. In queste ore si sa svolgendo a Vienna il summit sul greggio durante il quale dovranno essere decise le strategie da adottare per arginare la caduta dei prezzi del barile. Ieri alle prime notizie di un taglio inferiore alle attese le quotazioni sono scese di quasi il 5%. Oggi, di fronte alla possibilità che la Russia appoggi tagli più severi e che si arrivi alla tanto sospirata soglia del milione e 200mila barili al giorno in meno, ecco la risalita: + 4%.

La view di BofA

Ma questi due sono solo esempi di un mercato che vede nella volatilità la sua nuova normalità. La conferma arriva anche da Bank of America e nello specifico Savita Subramanian, a capo del settore strategico sull’azionario statunitense della banca. Il futuro costringerà gli investitori a doversi abituare alle fluttuazioni spesso estreme di un mercato altrettanto imprevedibile.

Le notizie inattese, come lo è stata quella dell’arresto del cfo di Huawei in Canada per richiesta di Washington, non sono una novità. La novità sta nelle reazioni esacerbate che il mercato ha, spesso su scala mondiale. Senza dubbio la questione della guerra commerciale che rischia di diventare globale a causa delle politiche protezioniste di Trump e le tensioni tra Cina e Usa hanno dato il loro contributo. Ma in futuro, anche qualora le tensioni dovessero allentarsi, Subramanian si aspetta che i mercati continuino a oscillare anche nei prossimi anni.

La curva dei rendimenti

Uno dei segnali maggiormente predittivi in futuro sarà la curva dei rendimenti cioè il divario tra i tassi del Tesoro a breve e lungo termine, una metrica che può mostrare il sentimento degli investitori sulla performance economica negli anni a venire. Ma anche in questo caso bisogna stare attenti: lunedì la curva dei rendimenti si è appiattita, un segnale di preoccupazione che l’economia statunitense potrebbe entrare in recessione nei prossimi anni. Un indizio, secondo Subramanian, la quale non vede necessariamente una recessione  ma solo un’alta probabilità che la volatilità probabilmente rimarrà ancora a lungo sui mercati. Un avvertimento che non è assolutamente un invito a vendere: l’analista di BofA infatti ricorda che la cosa peggiore da fare in un mercato volatile è vendere in preda al panico.

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