Vivere più lentamente per vivere meglio

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Nel suo saggio “Vita Activa” (1958), Hannah Arendt auspica l’abbandono della vita contemplativa e il ritorno a una vita votata all’azione. Mezzo secolo dopo, possiamo affermare che quanto la Arendt desiderava si è pressoché avverato. La società in cui viviamo è certamente formata da individui quanto mai attivi. Il filosofo coreano Byung-Chul Han la definisce una “società positiva”, o anche “della prestazione”, perché predisposta ad accettare le sfide, a fare sempre e comunque.

Ai giovani viene richiesto sempre più di essere multitasking, di tenere la mente aperta, abbattere le barriere ed essere propensi al sacrificio. La parola tabù è: immobilità.

Vivere più lentamente per vivere meglio

Ma siamo certi che vivere attivamente significa sempre vivere meglio?

Il mondo va veloce come mai prima. Così, per stare al passo, le nostre vite devono sostenere la stessa velocità. Indugiare ci sembra impossibile; riflettere, solo se strettamente necessario.

Al contempo, quello che viviamo è il momento storico in cui abbiamo il maggior numero di possibilità a disposizione. La moltitudine di possibilità tra cui scegliere ci fa illudere di essere anche estremamente liberi. Ma scegliere non è sempre facile. Per farlo, a volte sembra doveroso testare il maggior numero di ipotesi possibili. Così siamo sempre pronti, frenetici, iperattivi.

Arriviamo al punto che la vita attiva diventa un dovere; finiamo per assecondare ogni impulso senza opporre alcuna volontà.

Qui cade il mito della società positiva: non sempre è vero che se si è attivi allora si è liberi. Talvolta è necessario vivere più lentamente per vivere meglio.

Riappropriarsi del diritto alla lentezza

Non a caso negli ultimi decenni si è riscontrato un aumento vertiginoso di quel disturbo psicologico noto come “sindrome da Burnout”. Si tratta, in parole povere, di un accumulo eccessivo di stress.

È significativo che la meditazione zen mira a raggiungere uno stato di totale negatività. L’obiettivo zen per eccellenza è l’assenza, il vuoto.

Riappropriarsi del diritto alla lentezza, del diritto al non fare, potrebbe migliorare sensibilmente la nostra vita. Non è facile, ma un tentativo vale la pena. Riflettiamoci un attimo.

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