Virus e mercati: cosa è successo nella storia?

Come nasce un virus? Quali rischi corre la popolazione? E quali i possibili effetti per Borse ed economie?

La genesi e possibile diffusione del nuovo corona virus, a quanto pare di origine cinese, pone diversi quesiti, cui rispondo con il seguente articolo.

Come nasce un virus?

Il virus altro non è che una forma che si sviluppa all’interno di organismi viventi, animali o vegetali, che fungono da ospiti.

Dopo una forma iniziale, che in genere sussiste in alcuni animali o piante, subisce spesso delle modifiche genetiche, tali da mutarlo, rispetto alla morfologia originaria, e renderlo trasmissibile.

Come noto, non tutti i microrganismi sono mortali. Basti pensare alla miriade di forme presenti sull’epidermide umana, ma solo una parte sono pericolose, ad esempio alcuni batteri, e neppure per tutti i soggetti che ne vengano a contatto.

Non a caso, anche durane forme di virulenza influenzale, e pur nello stesso ambiente, non tutti si ammalano.

Dipende dall’interazione con i singoli soggetti. Ad esempio un operatore sanitario, un medico solitamente non si ammala, perché il contatto costante e reiterato con determinati elementi induce a sviluppare forme di difesa immunitaria naturale, anche a prescindere da possibili vaccinazioni.

In alcuni casi, peraltro, non sono i virus in quanto tali, a determinare un particolare rischio epidemiologico, ma la componente batterica, che si innesta sulla originaria infezione provocata dai virus, e comporta quelle complicazioni, che possono essere fatali.

Non è neppure esclusa, secondo talune tesi, una origine umana di certe patologie. Il dito viene rivolto contro quei laboratori, tuttora attivi nella ricerca biologica, compresi complessi militari dediti allo sviluppo delle cosiddette armi biologiche di massa, che in alcuni casi potrebbero inavvertitamente aver liberato sostanze patogene, poi moltiplicatesi nell’ambiente circostante, e di lì diffuse nel resto della popolazione.

Quali i pericoli attuali e come combatterli?

In termini sociali e finanziari, per i potenziali danni insiti in una situazione pandemica, che esamineremo, si teme sempre una escalation di determinate patologie,

Ma ieri l’Oms, organizzazione mondiale della sanità, ha rassicurato che al momento non siamo in presenza di una pandemia, come invece verificatosi in altri casi.

D’altra parte, nel tempo precedenti situazioni virali, e pandemiche, hanno contribuito anche allo sviluppo di farmaci per combattere i virus in quanto tali.

Di qui l’origine dei farmaci cosiddetti antivirali ed antiretrovirali, anche se non sempre efficaci, ed in particolare, alla stregua degli antibiotici, non efficaci contro tutte le forme.

Del resto, neppure le vaccinazioni lo sono.

Occorre peraltro evitare la confusione che talora si ingenera tra farmaci antivirali ed antibiotici.

I primi combattono appunto il virus, i secondi non contrastano il virus in quanto tale, ma i batteri, che possono aggravare una patologia virale.

Anche questi, però, possono perdere efficacia.

Soprattutto perché anche i batteri sviluppano forme di antibiotico resistenza, quando vengono usati troppo spesso, trasformandosi geneticamente in forme insensibili ad alcuni antibiotici.

Uno dei motivi per cui questo succede è una prassi medica, tuttora in voga, che semplifica la procedura di contrasto a forme infettive.

Quando, ad esempio, si sviluppano forme influenzali presso i propri pazienti, solitamente il medico, anche per motivi di costo, salta una parte di analisi, note come antibiogramma.

Questo esame consentirebbe di scoprire forme batteriche presenti nel paziente e di testare quali antibiotici le contrastino.

Antibiotici

Invece di solito si usano antibiotici ad ampio spettro, senza preventivo antibiogramma, allo scopo di agire subito e per evitare una mole di test con conseguente riduzione di costi, anche per il sistema sanitario, ma con la conseguenza negativa di usare antibiotici in tutta una serie di casi inutilmente, e di qui lo sviluppo anche di antibioticoresistenze.

Inoltre a fronte di nuovi virus, e relative complicanze batteriche, resta l’incognita di patologie non conosciute.

Anche le forme influenzali sono di volta in volta diverse, ed a priori non se ne conosce né la componente epidemiologica, né la mortalità.

Di qui tutta una serie di timori, anche finanziari, in relazione al nuovo virus proveniente dalla Cina.

I timori economici conseguono alla ovvia circostanza che in presenza di forme virali i rapporti sociali tendono a limitarsi, e le attività produttive ed economiche a ristagnare, a fronte di possibili contagi.

Ma tutto questo, quale impatto potrebbe avere sui mercati?

In realtà, ancora una volta ci vengono in soccorso precise analisi quantitative, che evidenziano come solo durante la diffusione dell’Aids negli anni ’80 sia intervenuta una particolare ripercussione sui mercati azionari.

Di seguito una tabella, che evidenzia le perfomances dello MSCI World Index durante i periodi caratterizzati da patologie di natura sostanzialmente pandemica.

Come notiamo, solitamente la borsa non ha risentito di situazioni conseguenti alla diffusione di particolari patologie, in particolare lo MSCI World Index.

Fa eccezione il periodo di diffusione dell’Aids durante gli anni ’80.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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