Venezia78 incantata dal fascino di Tara Abboud in “Amira”: è la Zendaya del Medio-Oriente

tara abboud

Nella prima settimana di Venezia78 primi film red carpet stellari e Leone d’oro a Benigni. Ma anche dalla nascita di nuove stelle internazionali. Come la bellissima Tara Abboud che risplende al sole con la sua chioma corvina e la pelle color perla. Siamo sulla terrazza Campari al Lido di Venezia, davanti al red carpet della Mostra Internazionale d’Arte cinematografica. È qui per le ultime foto con il cast del film “Amira”, prima che Venezia scopra il suo talento nella pellicola che partecipa alla categoria “Orizzonti”.

Venezia78 incantata dal fascino di Tara Abboud in “Amira”: è la Zendaya del Medio-Oriente

Il film “Amira” quello che è piaciuto di più a Noi della Redazione News di ProiezionidiBorsa per questa sezione. È una storia di paternità incerta che ricorda Almodovar, un film difficile nato sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese, già la location è incredibile da immaginare. Tara è davvero elegante in pantaloni gialli e top avorio di Aseel Matarweh, con gioielli di Tamr Henneh. Ha iniziato a ballare a quattro anni e poi ha seguito vari corsi di recitazione ad Amman.

Tara Abboud è una star del futuro

La Zendaya del Medio Oriente ha lavorato in tre film e nel 2020 è stata proclamata “Star of Tomorrow” al Cairo International Film Festival. La giovane attrice di nazionalità palestinese/giordana sogna di diventare una grande star internazionale. Intanto si dimostra perfetta in quest’opera, dove ha lavorato con Ali Suliman, Kais Nashif, Saba Mubarak, Saleh Bakri, Ziad Bakri. Ecco di cosa tratta quest’opera diretta dal regista egiziano Mohamed Diab.

Amira alla ricerca del padre biologico

Amira è una diciassettenne palestinese, figlia di un eroe Nawar, rinchiuso in prigione. È stata concepita in maniera fortuita, grazie allo sperma trafugato da una rete di contrabbandieri. Non è un caso surreale: nella vita reale ce ne sono almeno un centinaio di questi figli in Palestina. Nawar è l’eroe della figlia, costretta a compensare la sua assenza con l’amore e l’affetto di chi la circonda. Quando un altro tentativo di avere un figlio fallisce e porta alla luce l’infertilità di Nawar, l’intera esistenza di Amira viene rimessa in discussione. Il suo mondo cade letteralmente a pezzi. Contro il parere della sua stessa famiglia, la giovane si mette a cercare il suo vero padre.

Tara si immerge nella difficile situazione di Amira

Venezia78 incantata dal fascino di Tara Abboud in “Amira”: è la Zendaya del Medio-Oriente. “Non è facile qui in Europa immaginare questo modo di essere concepiti. Nel film, in tutta la famiglia crescono confusione e disperazione. La vita di Amira viene stravolta. Prima faceva parte della famiglia di un eroe. E poi…”. Mohamed Diab ha scritto la storia prendendo spunto dalla cronaca e immaginando un ‘cortocircuito’ del genere con autori fidati: sua sorella, il fratello e la moglie che è la produttrice.

Un dramma shakespeariano in Palestina

La storia di Amira è un dramma shakespeariano ambientato nella Palestina moderna, ci spiega Tara Abboud. Nel film si vede una città senza nome, una città come tante ce ne sono, nella quale la vita è molto difficile. Una città adornata da ritratti che lì sono di eroi combattenti per la libertà. Ma a poca distanza, dopo il confine israeliano, gli stessi eroi sono considerati dei terroristi. Dunque, in ogni città i figli dei combattenti, nati in provetta, sono molto considerati. Sono un simbolo della lotta contro l’oppressione, un simbolo dello spirito palestinese. Anche Amira è un simbolo e il suo percorso sociale è praticamente già disegnato sulla carta.

Dunque, cosa succede una volta scoperta la verità? “Bisogna vedere il film per scoprirlo” spiega con un sorriso Tara Abboud. “La suspense cresce a poco a poco, è come un puzzle nel quale si trovano piano piano i pezzi mancanti”.

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