Valute: su quali puntare nel 2019?

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Secondo quanto recentemente dichiarato dagli esperti di Goldman Sachs, sul fronte valutario il 2019 non sarà l’anno del dollaro ma delle valute emergenti viste in fase di rimbalzo.

La view sul dollaro Usa

Invece il dollaro statunitense sta avendo una relazione opposta al trend di crescita mondiale. Infatti guardando le recenti performance, il dollaro, visto come valuta di riserva globale, tende a sottoperformare quando l’economia mondiale cresce. Quello di Goldman sul dollaro è una view tendenzialmente ribassista, a differenza, invece, di quella sull’euro. Le previsioni della banca d’affari sull’economia mondiale sono di relativa stabilità con tendenza alla crescita in alcune zone, emergenti in testa, e di calo, per gli Usa. Un calo che, si deve sottolineare, vedrà comunque dei fondamentali forti.

Gli emergenti

Chi invece uscirà vincente da questa fase di incertezza sono gli emergenti con le relative valute. Dopo un 2018 di stress anche a causa di un biglietto verde particolarmente pesante, Goldman Sachs Asset Management prevede un generale miglioramento delle condizioni economiche nei mercati emergenti nei prossimi mesi. A tutto vantaggio di azioni e valute locali. Per quanto riguarda il dollaro, invece, il mercato potrebbe aver visto il meglio all’inizio dell’anno. Per il 2019, quindi, è facile attendersi un rimbalzo delle monete sul settore emergenti.

Rischi&vantaggi

Ma più in generale da Goldman si parla di una “rinnovata sovraperformance” dei mercati emergenti, attualmente a sconto del 25%, rispetto ai mercati sviluppati. Un andamento che permetterà all’economia globale di mantenere comunque un assetto tendenzialmente di crescita. Il vantaggio? Gli emergenti avranno un margine di crescita maggiore. Anche in virtù di un atteggiamento della Fed con ogni probabilità più accomodante sul fronte dei tassi di interesse.

Il rischio più grande?

Una sottoperformance del gigante cinese. Un rischio che, visti i dati recenti arrivati sul fronte delle vendite al dettaglio e della produzione industriale, rischia di essere più che concreto. Le previsioni di Goldman, infatti, parlano di un Pil che nel 2019 arriverebbe al 6,2%, il livello più basso registrato dagli anni 90.

Banche centrali e FED

L’attenzione resta ancora puntata sulle banche centrali, in particolare sulla Fed. Quella appena iniziata è una settimana particolarmente importante. Domani si saprà la decisione del board presieduto da Jerome Powell. Un rialzo (il quarto) è dato per scontato ma aumentano anche le probabilità che i membri preferiscano iniziare ad adottare una strategia attendista già da adesso. Il che, però, rischierebbe di avvelenare la reputazione  della stessa Fed. Soprattutto dopo le numerose lamentele del presidente Usa Donald Trump sul continuo aumento dei tassi di interesse. Il rischio, infatti, sarebbe quello di non essere considerata più indipendente.

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