Va considerata la componente debitoria nelle analisi di tipo fondamentale?

analisi fondamentale

Intendiamo affrontare, in questo articolo, quella che a nostro parere costituisce una interessante problematica di analisi fondamentale.

Il quesito è il seguente: va considerata la componente debitoria nelle analisi di tipo fondamentale?

Tutti coloro che si dedicano a questa disciplina, sanno che la possono suddividere in due componenti.

Una prima si occupa di valutare solidità economica e patrimoniale di società e altri tipi di asset.

Una seconda si occupa di elaborare modelli econometrici, per stimare quello che potrebbe rappresentare il cosiddetto fair value, o giusto valore, di quegli asset.

Come vengono elaborati i modelli econometrici

Uno dei principali settori dell’analisi fondamentale si occupa di elaborare modelli econometrici per la stima del valore di imprese e società, quotate e non.

Considerando i diversi modelli proposti, è agevole notare che questi si basano su alcuni elementi di bilancio valorizzati diversamente.

Ad esempio possiamo trovare modelli che considerano elementi patrimoniali, come i mezzi propri, ed altri che prediligono invece la stima di futuri flussi reddituali o finanziari, poi riportandoli a valori correnti in base alla cosiddetta attualizzazione.

A volte troviamo la sottrazione, dalle stime ottenute con questi metodi, di alcune componenti di bilancio, come i debiti, altre volte no.

Occorre anche dire, comunque, che questi modelli non sono da considerare come il vangelo.

Sono ipotesi, proposte da vari analisti, e quindi ognuno ha la possibilità di formulare modelli personali o di modificare quelli esistenti.

Va considerata la componente debitoria nelle analisi di tipo fondamentale?

Bisogna sottrarre la componente debitoria dalle stime ottenute sul valore aziendale con certi metodi?

Al riguardo non vi sono opinioni concordi. Troviamo infatti modelli che la sottraggono ed altri no.

In tale contesto, la mia personale opinione è che si dovrebbe puntare ad una maggiore coerenza.

Se, ad esempio, dalla stima del valore patrimoniale di una società si sottrae poi la componente debitoria, quale elemento negativo, lo si dovrebbe fare sempre.

Invece non sempre questo avviene. Ad esempio la capitalizzazione di una rendita perpetua non compie questa sottrazione.

Si tratta semplicemente di dividere la stima dell’utile di una società o di un indice, come nel modello Fed, per un determinato tasso.

Questo è un esempio di modello econometrico, in cui la componente debitoria non è considerata

Il che porta al medesimo processo di calcolo, ad esempio, sia per un indice le cui aziende siano poco indebitate, che per un indice, in cui lo siano maggiormente.

O per situazioni, in cui nel tempo lo stesso indice sia rappresentato anche dalle medesime società, ma con un diverso livello di indebitamento.

Per questo motivo, ritengo preferibile non considerare nel calcolo del fair value questa componente.

Nel senso che, a mio parere, dovrebbe essere o considerata sempre, oppure non considerata.

Quindi è preferibile considerare la componente debitoria in altri tipi di analisi, quelle sugli indici di bilancio, per valutare la maggiore o minore sostenibilità finanziaria di un’azienda.

Alcuni ritengono possa entrare nelle stime effettuate con modelli econometrici, che non la sottraggono esplicitamente, considerando, ad esempio, un più alto tasso di capitalizzazione o di attualizzazione per aziende maggiormente indebitate.

Ma tutto questo riconduce poi a scelte molto discrezionali, su quanto debba essere tale incremento.

Quindi, tutto sommato, meglio evitare.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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