Uscire dalla pandemia. L’obbligo vaccinale è la via più efficiente ed efficace? E soprattutto è realmente praticabile?

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Nel precedente articolo, abbiamo dimostrato come l’attuale contesto politico economico, preveda sempre di più l’utilizzo di politiche “altre” ossia politiche di tipo emergenziale, formalmente non classificabili come “politiche economiche”, che però influiscono in modo importante sull’economia, pur non essendo formalmente classificate come tali.

La maggior parte degli economisti, è rimasta ancorata ai vecchi schemi della politica fiscale e monetaria. Inoltre, non si rende conto che queste due leve sono inutili se le politiche “altre” continuano ad impedire il normale vivere civile e la libertà d’impresa. È come se un aereo in pista di decollo avesse i motori al massimo ma i carrelli bloccati da un cuneo o da un freno a mano.

Ebbene i motori in questo caso sono proprio le politiche monetaria e fiscale.

E il freno a mano tirato rappresenta le politiche di tipo non economico che però bloccano l’economia (come ad esempio, obbligo di certificati, lockdown, zone a colori, e limitazioni varie alla circolazione, l’impresa, l’istruzione, etc.).

Nelle righe successive riteniamo utile approfondire anche l’inserimento di nuovi “obblighi” diretti o surrettizi, che vanno ad incidere sul vivere quotidiano dei cittadini e dei soggetti economici.

In particolare la normativa che prevede l’obbligo vaccinale è già oggetto di molti scontri su un piano logico, giuridico e scientifico.

Va precisato, infatti, che a parte il tribunale della storia, già molti giuristi e costituzionalisti si interrogano sulla legittimità di una normativa, che ad alcuni pare, invece, proprio decisamente incostituzionale.

Esiste peraltro un preciso punto di incontro tra problematica giuridica e costituzionale.

Non fosse che perché imporre un vaccino obbligatorio, comporterebbe la sua assoluta sicurezza.

Ma, a tale riguardo, non esistono risposte sicure, quanto meno sugli effetti a lungo termine.

La stessa FDA (Food and Drug Administration), infatti sul suo sito, dichiara che non sono disponibili informazioni sui potenziali effetti a lungo termine sulla salute umana del Comirnaty che è il vaccino più diffuso. A beneficio dei nostri lettori, chiariamo che l’FDA è la massima autorità statunitense in materia.

Essa ha il potere di approvare o meno i farmaci immessi sul mercato americano.

In tema vaccinale va anche aggiunto che un vaccino, specialmente se ancora non approvato in modo definitivo, dovrebbe essere prescritto da un medico su base individuale e dopo aver fatto una valutazione rischi/benefici.

Ora i benefici sono più o meno noti e dovrebbero essere quelli di evitare la forma più grave della patologia per una durata di alcuni mesi dall’inoculazione. Ma sui rischi, per le argomentazioni esposte prima, ossia stando all’FDA, questi non sono ad oggi valutabili. Non conoscendo i rischi, non è possibile scientificamente matematicamente e praticamente fare una valutazione rischi / benefici. Anche da un semplice punto di vista matematico, non si può calcolare il valore di una frazione se il numeratore non è conosciuto.

Ma allora, se questi effetti non sono noti, quanto meno non ancora, è legittimo imporre certe misure?

Non è questa una fattispecie riconducibile a quel mancato rispetto della dignità umana di cui all’articolo 32 della Costituzione, che invece è conditio sine qua non, per consentire, tramite legge, un obbligo di trattamento sanitario?

In altri termini, è conforme alla dignità umana imporre un trattamento, i cui effetti ancora non sono del tutto noti?

Vista anche l’ampia politicizzazione del tema, non intendiamo dare una nostra risposta.

Ma sicuramente vi sono costituzionalisti che quanto meno questo tema se lo sono posti.

E, parimenti, non siamo sicuri che la questione, posta alla Consulta, sarebbe risolta nel senso della costituzionalità.

Ma, anche a prescindere dalla inclusione di certi provvedimenti in categorie economiche o di altri tipo, crediamo sia almeno obbligo per chi ha proposto e approvato certi provvedimenti rispondere alle relative promesse.

Tali misure, sicuramente di carattere eccezionale, dovevano infatti rispondere a precise esigenze.

Si diceva che servivano a contenere la diffusione del virus, ma a noi pare che in questa fase di maggior diffusione dei vaccini, si stiano raggiungendo picchi di contagio mai visti prima.

Quindi, risulta abbastanza agevole sostenere che se abbiamo vaccinato (stando ai dati ufficiali) oltre il 90% della popolazione. Poi, se a questi aggiungiamo tutti gli immunizzati naturali ed i guariti, dovremmo aver raggiunto (se i vaccini funzionassero) sostanzialmente un 100% della popolazione con immunità.

Ebbene, basta leggere un qualsiasi bollettino ufficiale per capire che invece siamo in piena emergenza come e forse peggio di quando i vaccini non esistevano.

Questa dimostrazione logica da sola vale più di uno studio scientifico per un semplice motivo. L’esperienza e la realtà dei fatti devono confermare la teoria scientifica. Se ciò non avviene, vuol dire che la teoria non regge. Ora se la “scienza” dice che i vaccini ci libereranno dalla pandemia ed ho il 90% di popolazione vaccinata, se ho ancora emergenza Covid, vuol dire che i fatti, la realtà, l’esperienza e l’evidenza empirica sconfessano quella “scienza”.

Per certi versi questa situazione ricorda il “paradosso di Achille e la tartaruga”. La scienza del tempo dimostrava teoricamente che Achille non poteva vincere la tartaruga in velocità, ma la realtà dei fatti dimostrava puntualmente il contrario.

Esiste almeno un collegamento funzionale con certe finalità di contrasto al contagio?

Francamente non ci pare.

Probabilmente la vera risposta a questo particolare aspetto richiede una giusta domanda, che potrebbe essere formulata come segue.

Uscire dalla pandemia. Qual è la vera finalità dei vaccini?

A nostro avviso è quella indicata da taluni specialisti.

Non limitare i contagi, ma le conseguenze della patologia.

Il tutto sarebbe riconducibile all’esigenza di mantenere l’utilizzo delle strutture sanitarie entro certi limiti.

Ma, ad avviso di chi scrive, questo non basta.

E la domanda dovrebbe essere più articolata e complessa, come la seguente.

Dato e non concesso che tale limitazione della patologia sia effettiva, è costituzionale porre un obbligo, a fronte della predetta finalità, senza considerare quali possano essere effetti collaterali a lungo termine per il singolo?

Secondo qualcuno, evidentemente, sì. Conterebbe maggiormente la collettività, che il singolo.

Un chiaro esempio di questo predominio della collettività è quello che deriva dal non considerare, come esimente giuridica dalla somministrazione, il dato anamnestico di un certo tipo.

Eppure l’articolo 32, della nostra Costituzione, descrive la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Quindi la collettività non ha alcun diritto ma solo un interesse. Il diritto è riconosciuto solo in capo all’individuo. E in diritto, un diritto è più importante di un interesse.

Uscire dalla pandemia. L’obbligo vaccinale è la via più efficiente ed efficace? E soprattutto è realmente praticabile?

Anni fa, quando ancora il Covid neppure si sapeva cosa fosse, ben può essere capitato a taluni di andare incontro anche a gravi reazioni a fronte di una vaccinazione antinfluenzale.

Ovviamente, non essendo vaccinazione obbligatoria, neppure è stato formulato apposito certificato di vaccinazione in molti casi.

Ed allora, chi ha subito tali effetti, come potrebbe farli valere, quale dato anamnestico esimente?

Ebbene, non è previsto.

Semplicemente.

Il vaccino, se non hai una specifica esimente per il vaccino anti Covid, te lo devi fare.

Se poi a fronte di reazioni avverse nel caso di vaccino per l’influenza ti poni il quesito se valga come esimente, ebbene no.

Se ti capita qualcosa, pazienza, perché ormai pare non contare più nemmeno quella anamnesi, che invece, tradizionalmente, faceva parte delle analisi mediche.

Potremmo quindi dire che non sono stravolte tradizionali categorie economiche, ma anche categorie che fanno parte della tradizione medica, si può dire da sempre, come l’anamnesi del dato proveniente direttamente dal paziente.

A meno di non considerare le attuali conoscenze sul vaccino, tali da poter escludere reazioni avverse in chi già abbia subito certi effetti collaterali, sia pure per vaccini diversi, ma a quanto pare non è così.

E che possa capitare qualcosa è previsto anche in base a norme di legge, che prevedono un indennizzo in caso di reazioni avverse, a seguito di vaccinazioni obbligatorie.

Segno che anche il legislatore non ha escluso tale possibilità.

Quindi è comunque contraddittorio sostenere che non vi siano reazioni avverse, se è la stessa legge a prevederlo.

Concludendo, riteniamo che per uscire dalla pandemia, l’obbligo vaccinale sia la via più efficiente ed efficace? Il percorso per una sana ed efficace introduzione dell’obbligo vaccinale, deve necessariamente passare per una maggior sicurezza nel garantire l’assenza di effetti avversi gravi o letali anche nel lungo periodo.

Essa inoltre deve garantire una maggiore efficacia dei vaccini nel contenere la diffusione del virus. In ultimo, deve garantire una miglior aderenza alle esigenze ed alla condizione dell’individuo e della società. Questo, sia rispetto alla condizione del singolo, che in confronto a trattamenti complementari al vaccino, come le numerose terapie di tipo non vaccinale, il potenziamento della medicina del territorio e di quella ospedaliera ordinaria ed intensiva.

A cura di Cosimo Italiano e Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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