Effervescenza USA, direttori degli acquisti scatenati

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Mentre l’Europa perde i colpi, i vicini canadesi vedono il PIL mensile segnare un triste -0.1% in America si scatenano i direttori degli acquisti.

A Chicago infatti la rilevazione sui Direttori degli acquisti ha segnato un fantasmagorico 66.4 vs consensus a 58.6 e precedente a 58.4.

Un dato elettrizzante che non a caso ha scaldato le borse.

Ma non è solo questo il propellente inserito oggi nel motore dei listini.

Prove di accordo tra USA e Cina

Il G20 di per sé non ha ancora prodotto effetti significativi ma se non altro si sta rivelando occasione per l’apertura di una trattativa tra USA e Cina sulla questione spinosa dei dazi.

Pare che già la buona volontà di effettuare un incontro tra Trump e il Presidente cinese Xi Jinping abbia scatenato l’ottimismo a Wall Street che invece aveva aperto in debolezza.

Rimane il rischio FED

Una chiusura di giornata su questi livelli ci  consegnerà per dicembre una dicotomia tra mercati USA proiettati al rialzo e mercati europei proiettati al ribasso.

Certamente per le borse americane il rischio più ricorrente è quello che dopo le parole concilianti degli ultimi giorni Powell riprenda la posizione restrittiva sui tassi favorito anche da dato eclatanti come quello di oggi sui direttori degli acquisti.

I leader della Federal Reserve dell’ultimo quarto di secolo hanno preso decisioni sui tassi di interesse senza mai essere sotto pressione dal presidente.

Il presidente Trump ha bruscamente rotto quella linea di condotta, definendo come riporta il Wall Street Journal  la banca centrale “pazza” per aver aumentato i tassi .
Inoltre  più volte ha affermato che la Fed sta danneggiando l’economia.
Ciò ha spinto il presidente della Fed Jerome Powell ad aggiornare le regole del playbook per trattare con un presidente infastidito dalla banca centrale americana.

Stando all’interpretazione del prestigioso quotidiano americano Powell sta cercando in qualche modo di aggirare l’ostacolo presidenziale per perseguire poi comunque i suoi scopi.
Pare addirittura si sia dato delle regole.

La tattica di Powell vs Trump

Regola 1: non parlare di Mr. Trump.

Regola 2: quando provocato sul tema , non reagire.

Regola 3: Creare alleati fuori dallo Studio Ovale.

#4: parlare di economia, non di politica.

La prima regola ha portato a silenzi imbarazzanti, sguardi inespressivi e risate inquiete. Per fare un esempio a un pranzo di ottobre con gli economisti a Boston, il signor Powell parlò  con entusiasmo della squadra che ha assemblato alla FED Quando poi qualcuno lo interrogò sulle critiche rivoltegli dal Presidente Trump, Mr. Powell rimase senza espressione, non disse nulla.

Le regole riportate dal WSJ come attendibili, sono semplici ma non facili da mettere in pratica , viste le continue critiche che giungono dalla Casa Bianca.
Trump come noto ha incolpato la FED per il crollo del mercato azionario di ottobre, definendo la banca centrale “fuori controllo”. Il presidente ha dichiarato proprio  al Wall Street Journal il 23 ottobre che il signor Powell sembrava godere di un aumento dei tassi.

Pertanto quella in corso pare più una tregua che un vero e stabile trattato di pace.
Il vero interrogativo per chi agogna il rally di fine anno ora è : la tregua durerà almeno fino a  Natale per poi dare fuoco alle polveri a gennaio ovvero la FED agirà imperterrita già a dicembre agitando di nuovo le acque e i mercati?

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