Usa-Cina: lo scenario peggiore possibile per Moody’s

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Nella guerra USA-Cina, la Cina si ritira. Ed è accaduto proprio quello che non avrebbe mai dovuto accadere. Risultato: da domani dazi alla Cina al 25% su 200 miliardi di dollari di merci importate. Con tutte le conseguenze del caso. Comprese le ritorsioni di Pechino.

USA-Cina: cosa sta succedendo

Basta guardare a quanto sta accadendo in Asia per capire cosa sta succedendo e per la precisione ad Hong Kong che ha chiuso a -1,75% mentre in perdita era anche l’Hang Seng a -2,26%, il Kospi a -3% e il Nasdaq a -0,9%.  Alla base di tutto, un cambio di rotta da parte di Pechino che alla fine della settimana scorsa ha deciso di cancellare molti punti discussi in fase di colloqui. In rialzo l’oro (0,26%), come facilmente prevedibile, mentre crolla il petrolio Usa (Wti a -1,11%). A guadagnare è anche il Bitcoin (BTC) che strappa nell’incertezza un +1,67% riuscendo a superare per la prima volta dal novembre scorso quot 6mila dollari.

Torna a rafforzarsi lo yen, tipica moneta rifugio, mentre il rendimento del decennale Usa scende al 2,47%.

La view di Moody’s

Da Moody’s avvertono: è lo scenario peggiore che ci si potesse immaginare. L’atteggiamento intransigente degli Usa e le possibili ritorsioni della Cina saranno il primo gradino di un’escalation economica che accentuerà inevitabilmente il rallentamento economico già registrato alla fine del 2018 e confermato dai diversi dati macro. In tutto questo anche la curva dei rendimenti si sta invertendo nuovamente, coinvolgendo  i trimestrali Usa in rapporto ai decennali.

Gli Stati Uniti devono scontare una politica di Trump che chiede a gran voce il taglio dei tassi facendo insospettire Pechino per una debolezza intrinseca dell’economia a stelle e strisce. Da parte sua, invece, stessa Cina ha dato vita ad una politica di diversificazione delle entrate. L’export verso gli Usa è in calo del 2,7% dal 2018 ma gli scambi con l’Unione europea, l’Asean, il Giappone e il Bri, possono permettere a Pechino di recuperare quanto perso con Washington.

La Cina più forte di sei mesi fa

La conferma arriverebbe anche da quanto dichiarato dall’ex primo ministro australiano Kevin Rudd secondo cui la Cina non avrebbe problemi a rompere l’accordo in fase di ultimazione. Misure di stimolo, ripristino della crescita e vantaggi fiscali per il settore privato permettono a Pechino di avere, rispetto alla sua controparte, una posizione economica considerevolmente più forte rispetto a sei mesi fa.

Intanto resta confermato il viaggio di Liu He, vicepremier cinese, anche se l’esito del vertice, a questo punto, appare quanto mai incerto. Anche perché He, adesso porterà a Washington una delegazione considerevolmente più piccola di quanto originariamente previsto, il che non è un segnale incoraggiante nello scenario USA-Cina.

Dall’altro lato, però, gli ultimi dati macro cinesi vedono un indice dei prezzi al consumo al  2,5% anno su anno, anche se la domanda interna resta ancora fragile.

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