Ungheria sempre più lontana dall’Unione, l’amicizia con Putin ha i suoi costi e Orban è sulla graticola

Viktor Orban

Per capire le notizie eclatanti, bisogna conoscere i fatti. Dell’Ungheria abbiamo sentito parlare per le recenti elezioni e ancora prima per il blocco improvviso dell’export di grano ai Paesi UE. La decisione dispettosa del Primo Ministro Viktor Orban non è piaciuta all’Occidente. Al punto che adesso il leader di Governo, appena rieletto, potrebbe trovarsi con un segno meno nelle casse. Una cifretta di circa 7 miliardi che l’Ue sarebbe pronta a congelare verso l’Ungheria. Così capiamo il perché delle sue ultime gesta. Procediamo con ordine.

Budapest al centro

Il neoeletto Viktor Orban si è improvvisamente posto da paciere nel groviglio di combattimenti tra Russia e Ucraina. Addirittura ha lanciato la proposta di voler ospitare a Bupapest i colloqui per inseguire la Pace. A suo dire, avrebbe chiesto all’amico Putin un cessate il fuoco e di recarsi in Ungheria per interagire con il grande rivale Zelensky, Emmanuel Macron e il cancelliere Olaf Sholz. E, sempre stando alle dichiarazioni di Orban, Putin avrebbe accettato. In merito però ci sono miscredenti pronti a mettere in discussione le ultimissime del premier ungherese, per la quarta volta al trono. 

I dubbi

Nel merito, abbiamo chiesto un commento a Giorgio Fruscione, Ricercatore esperto nello studio dell’area balcanica presso l’ISPI. Ci dice: «le dichiarazioni con cui Orban si pone come mediatore della crisi mirano a calmare le accuse occidentali nei suoi confronti». Secondo l’Unione infatti, Orban «sarebbe una testa di ponte del Cremlino che allo stesso tempo vuole tutelare gli interessi ungheresi, ovvero la dipendenza energetica dalla Russia». Gli eventi rendono conto di un’Ungheria sempre più lontana dall’Unione. E Orban deve averlo intuito. Non a caso il Primo Ministro ungherese nei fatti prosegue nella sua ambivalenza: chiede un cessate il fuoco ma non supporta le sanzioni occidentali contro la Russia. Professa bene e razzola male agli occhi dell’Occidente.

L’Ungheria sempre più lontana dall’Unione, l’amicizia con Putin ha i suoi costi e Orban è sulla graticola

La prima avvisaglia l’abbiamo registrata proprio qualche settimana fa quando l’Ungheria, di fatto non coinvolta direttamente nel conflitto, bloccò le esportazioni verso l’Unione di grano. Ufficialmente la motivazione fu ricondotta ad una sorta di precauzione rispetto al futuro incerto sulla sicurezza alimentare. Di fatto il blocco immediato dell’export ha creato non poche ripercussioni nei Paesi importatori. Così la Commissione europea in qualche modo ha iniziato a guardare a vista il Paese magiaro. E non è escluso l’inizio del meccanismo di condizionalità. Si tratta di un procedimento che sospende i pagamenti ad uno Stato per le sue violazioni che avrebbero intaccato il bilancio comunitario. Per capirci, alle casse di Budapest potrebbero venire a mancare d’improvviso fondi per 7,2 miliardi di euro. Una bella cifretta che trova appoggio anche su presunte violazioni della libertà di stampa.

Equilibrio instabile

Non vorremmo essere nei suoi panni. «Si tratta di un difficile equilibrismo – dice Fruscione – soprattutto se gli altri Paesi UE saranno concordi nell’embargo dei prodotti energetici russi. Orban baratta la compattezza europea per il fabbisogno energetico del suo Paese». Ma a Bruxelles lo hanno capito bene e i tempi per il premier si preannunciano duri. Eppure stava ancora festeggiando la vittoria.

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