Una montagna di soldi in arrivo dalla UE. Ma chi li gestirà?

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Ci sarà probabilmente una montagna di soldi in arrivo dalla UE. Cosa accadrà?

Giovedì i Capi di Stato e di Governo dell’Eurogruppo si sono riuniti per definire le modalità di intervento della UE in aiuto alle economie. Il Consiglio ha dato mandato alla Commissione Europea di definire un progetto di costituzione di un Recovery Fund. I contenuti del progetto saranno discussi nel prossimo incontro del 6 maggio. Se si troverà l’accordo il progetto attuativo sarà discusso in una riunione a fine maggio, più probabilmente a giugno.

Che cos’è il Recovery Fund

Il Recovery Fund dovrebbe essere un fondo finanziario per la ricostruzione economica dell’Europa post emergenza coronavirus. Per ora è una idea sulla carta, un foglio bianco. Il Fondo per la Ricostruzione è una scatola ancora da definire e poi, una volta costituita, sarà da riempire. Compito della Commissione sarà di portare proposte su come finanziarlo e sulle modalità di accesso alla liquidità messa a disposizione nel Fondo.

Su questo punto in Europa si sono creati due schieramenti. L’Italia insieme ad altri Paesi punta a ricevere dei sussidi a fondo perduto. Quindi soldi che non devono essere rimborsati e non creano, perciò, debito. L’altro schieramento invece, punta a prestiti a condizioni estremamente favorevoli. Ovvero tassi molto bassi e tempi di rimborso molto lunghi. Su questa partita si sta giocando il futuro politico del Governo e in particolare del primo ministro Giuseppe Conte.

Una montagna di soldi in arrivo dalla UE. Ma chi li gestirà?

In un modo o nell’altro dalla UE arriveranno una cascata di miliardi. Nel DEF, presentato venerdì, il governo ad oggi immagina uno scostamento di 55 miliardi dal deficit previsto per il 2020.  Significa che il Governo prevede spese di bilancio per il 2020 di 55 miliardi superiori a quelle previste prima dell’emergenza. Gli analisti calcolano che per tamponare le prime spese dovute all’emergenza sanitaria si spenderanno tra 70 e 80 miliardi. In più serviranno quelli necessari per fare ripartire l’economia. Si calcola che saranno necessari almeno altri 100 miliardi. Diciamo che si arriverà a una cifra attorno ai 200 miliardi. Pochi se si pensa che la Germania da sola ne ha stanziati 750 per la sua economia.

Ad oggi in Italia a famiglie e imprese sono arrivate le briciole. I 600 euro agli autonomi e non a tutti. La cassa integrazione a meno di 5mila lavoratori. Pochissimi prestiti agli imprenditori che si sono avventurati nella richiesta alle banche. Domanda che il più delle volte rimane incagliata nelle pastoie burocratiche.

Come impiegare i soldi che arriveranno?

Diamo per scontato che l’Italia riesca a spuntarla e a ottenere dalla Commissione Europea che una parte consistente di finanziamenti, o tutti, sia a fondo perduto. Ovvero sotto forma di sussidio senza necessità di restituzione. Le regole comunitarie a questo proposito sono chiare. Le risorse possono essere a fondo perduto solamente se stanziate per progetti concreti e definiti. Punto ben sottolineato da Giovanni Tria, responsabile del dicastero dell’economia nel precedente governo, in una lungo intervento sulle pagine del Sole24ore di sabato.

L’ex ministro scrive che: “le risorse arriverebbero tramite programmi europei, con un sistema del tipo, fondi strutturali”. Ed aggiunge: “Ciò significa che noi dovremo essere in grado di utilizzarli con programmi e capacità attuative”. In sostanza significa che la UE stanzierà fondi solo a fronte di progetti di spesa chiari e definiti. Ciò implica che occorre avere ben chiaro un progetto di ricostruzione, metterlo nero su bianco e con quello andare a fare richiesta di accesso alla risorse del Recovery Fond.

Abbiamo tutto questo?

Chi gestirà il flusso di miliardi?

E qui si apre il capitolo della gestione dei fondi della ricostruzione di cui l’Italia non ha mai dato prova di brillare. Nel Belice c’è chi vive ancora nelle baracche a 54 anni dal terremoto. La partita della ricostruzione è delicata. Vi entrano in ballo interessi enormi in proporzione alla quantità di denaro che verrà stanziata per la ricostruzione. In grado di scatenare appetiti enormi. E il rischio è che ancora una volta la partita degli interessi politici si giochi sulla pelle degli italiani, della parte più debole della società.

Lo abbiamo scritto più volte da queste colonne: eventi eccezionali richiedono misure eccezionali, interventi eccezionali e persone eccezionali. L’eccezionalità non si combatte con la normalità. Il rischio enorme è che invece di una fase di rinascita, si vada incontro a una ricaduta. Nei vecchi vizi nazionali. Occorre evitarlo.

 

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