Un titolo azionario a rischio fallimento 

Petrolio

Nuovo balzo delle quotazioni del barile. Ma dietro questo cambiamento ci sono storie difficili, quelli dei produttori di shale oil in Usa. In particolare dagli esperti viene sottolineato un titolo a rischio fallimento

Poco dopo le 14 (ora italiana) il prezzo del petrolio vedeva un Wti Usa a 22,4 dollari mentre il Brent superava i 27. In entrambi i casi si parla di un rally di oltre il 10%. Una corsa folle se si pensa che solo qualche giorno fa il barile era letteralmente vittima di un crollo che l’aveva portato al di sotto dei 20 dollari. Con pericoli su tanti protagonisti, in particolare su un titolo a rischio fallimento

Un titolo azionario  a rischio fallimento

Infatti i produttori di shale lamentano il fatto che il prezzo del barile, ormai troppo basso per loro, potrebbe portare a serie ripercussioni su tutto il settore. Settore, peraltro, gravato da debiti imponenti come dimostra un caso su tutti. Un titolo azionario a rischio fallimento è quello di Chesapeake Energy (NYSE:CHK). Nel suo caso, in particolare, il debito ammonta a oltre 9 miliardi di dollari. Un peso che ha portato gli analisti di Credit Suisse a parlare di “un’ulteriore rivalutazione del rischio e un aumento delle insolvenze”. Pessimismo che è stato manifestato anche dagli esperti di Morgan Stanley che hanno dichiarato che il titolo potrebbe essere a rischio di default in meno di un anno. inoltre già ai primi di marzo SunTrust Robinson Humphrey aveva cambiato il rating di Chesapeake Energy Corp da Hold a Sell.

Dividendi ancora sostenibili?

Non solo, ma andando oltre il caso Chesapeake e guardando il resto del settore, il pericolo si estende anche sulle cedole che, solitamente generose, potrebbero non essere dividendi ancora sostenibili. Da dove arriva tutto questo entusiasmo? Cosa si nasconde dietro il nuovo rally del petrolio? Oggi il rialzo barile deve ringraziare Trump e la Cina. Ma procediamo con ordine. Il presidente Usa Donald Trump, impegnato nella guerra in casa con il coronavirus, è sceso in campo anche per rivedere la sua strategia sul petrolio.

La strategia sulla materia prima

Infatti le decisioni, ampie e poderose, prese dal Congresso per sostenere l’economia colpita con una recessione, dal Covid-19, potrebbero includere alcune misure di sostegno economico anche per l’industria petrolifera. Per favorire questa strategia sul petrolio, però, è indispensabile che Usa, Russia e Arabia Saudita tornino a trattare. Se poi a dare una mano ci si mette anche la Cina che, come recentemente dichiarato, ha intenzione di aumentare le proprie riserve di petrolio, magari in vista di una futura ripresa economica, allora il rally del petrolio trova una spiegazione più che plausibile.

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