Un nuovo BTP Italia per “salvare” il Paese? Comprare o no?

Un nuovo Btp Italia per “salvare” il Paese Comprare o no

In cantiere nuovi strumenti per allargare la quota di debito pubblico attualmente detenuta direttamente dai risparmiatori.

Eh già, perché questa corrisponde ad un asfittico 3%. Decisamente poco. Volete il paragone dei paragoni? Sapete quant’è questa percentuale in Giappone, molto spesso a sproposito citato dai giornalisti e commentatori italiani per la questione rapporto deficit/PIL? Il 97%. Significa che nessun giapponese andrà mai a richiedere i soldi allo Stato, che quindi può fare tutto il debito che vuole, tanto glielo comprano i propri cittadini. Enorme segno di fiducia, tra l’altro. Da noi, invece, quel 3% indica… bravi, ci siete arrivati da soli. SFIDUCIA. Lo scriviamo grosso, così non diamo adito a dubbi.

Torniamo a noi. Proprio per cambiare questa percentuale decisamente negativa, il Tesoro sta provando a chiamare a raccolta piccoli investitori e famiglie sui titoli di Stato italiani. Lo ha confermato proprio il Ministro dell’Economia Gualtieri. Il MEF ha l’obiettivo di “aumentare il coinvolgimento di investitori retail domestici” per “collocare in modo efficace” una parte del debito aggiuntivo reso necessario dalla crisi in un panorama al sicuro dalle incognite europee e internazionali. Ecco quindi l’idea di un nuovo BTP Italia, proprio per “salvare” il paese.

Perché un nuovo BTP Italia per “salvare” Il Paese? E’ necessario E, se sì, è da comprare?

Perché siamo in tempi eccezionali. Ed in tempi tempi eccezionali come quelli creati dall’emergenza sanitaria servirebbero decisioni fuori dal comune. Al Tesoro, perciò, ha ripreso slancio il dossier che punta a costruire nuovi strumenti tagliati su misura delle famiglie. A cosa si sta pensando? Il tema è come ingolosire quei risparmiatori italiani che non vogliono debito pubblico in via diretta. Quel 97% che non ha fiducia nello Stato (spesso a ragione). I rendimenti in salita di queste settimane possono dare una mano. Ma da soli non portano a niente.

Si parla di un “premio fedeltà” pari al 4 per mille lordo sul valore nominale dell’investimento, nel caso delle persone fisiche che acquistassero il titolo all’emissione e lo detenessero fino alla scadenza. Come nel BTP Italia (nessuna novità, quindi). Oppure, e questo sarebbe certamente più innovativo ed ingolosente, di annullare completamente il prelievo fiscale. Cioè non far pagare la tassa sui titoli di Stato, attualmente al 12,5%. Naturalmente c’è già chi ha alzato le barricate, cioè le banche. Perché secondo loro così sarebbero penalizzate le loro emissioni che, invece sono ancora tassate al 26%, come tutti gli altri strumenti finanziari.

Ma ci sono allo studio altre soluzioni, oltre al BTP Italia, per “salvare” il Paese? Al momento pare proprio di no. L’intuizione fiscale appena accennata sembra essere il massimo, finora. E ne varrebbe la pena, nel caso? Beh, presenterebbe due punti molto favorevoli questa soluzione:

1) Il BTP Italia era indicizzato all’inflazione. Ovvero, non perdeva il suo valore nel tempo perché, a scadenza, veniva restituita la cifra iniziale più l’inflazione maturata nel periodo.

2) Quale strumento finanziario non è appetibile se sopra non ti ci fanno pagare le tasse?

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