Un atto di altruismo al giorno leva il medico di torno. Sembra incredibile, ma gli studi lo dimostrano

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Generosità e disponibilità ad aiutare gli altri senza pretendere nulla in cambio sono tratti molto nobili di un carattere. Chi non vorrebbe incontrare nella propria vita persone dalla simile sensibilità?

Per molti individui questi rimangono però concetti vaghi e astratti, o da applicare solo nei confronti di una ristretta cerchia di amici e familiari.

C’è poi chi guarda con cinismo, o scetticismo, la scelta di chi offre tempo o sostegno materiale al prossimo, rinunciando a qualcosa di suo. Lo fa solo per sentirsi meglio con se stesso? Lo fa per potersi vantare con gli altri e darsi un’aria di superiorità? Oppure si tratta di un buonista, un illuso, o un fervente religioso che vuole assicurarsi il posto in paradiso? L’uomo è egoista per natura, o no?

Una volta tanto, la realtà non è così fredda e lapidaria.

La neurobiologia dell’aiutare gli altri

Spesso chi si dedica al volontariato si sente appagato senza chiedere alcun tornaconto né un momento di gloria. La ricompensa è nella stessa azione, per questo è sempre pronto a dare una mano a chi si trova in difficoltà. Di testimonianze simili ce ne sono parecchie, così diversi studiosi hanno cercato di comprendere a fondo da dove provenisse tale forte motivazione. Trovare il segreto della gioia di aiutare.

Dagli anni Ottanta ad oggi si sono susseguite varie ricerche in merito a questo tema, e continuano a portare risultati strabilianti. Un atto di altruismo al giorno leva il medico di torno. Sembra incredibile, ma gli studi lo dimostrano.

Dopo aver offerto una donazione o un aiuto disinteressato, cambia il nostro stato psicologico ed emotivo. Ne conseguono benefici sulla salute corporea, sul sistema immunitario e sulla longevità. Inoltre aumentano la fiducia in se stessi e la capacità di affrontare con successo i problemi e le sfide della vita.

Per cominciare, così come nella natura umana esistono istinti egoistici, aggressivi e violenti, sono presenti anche istinti altruistici. I due lati coesistono, ma spesso siamo portati a notare solo l’emersione di quelli negativi. Invece lealtà, gentilezza e spinta all’aiuto reciproco sono altrettanto naturali e spontanei e, per di più, intrinsecamente gratificanti.

Cosa accade al cervello quando aiutiamo gli altri

Gli scienziati hanno scoperto che il fenomeno coinvolge le medesime aree attivate da esperienze universalmente appaganti. Per esempio dal soddisfacimento di bisogni primari come cibo, amore e sesso, ma anche l’ottenimento di denaro, o il benessere causato da sostanze stupefacenti. Aiutare attiva le strutture neurali che compongono il cosiddetto sistema di ricompensa.

La gratificazione psicofisica dipende da cambiamenti ormonali: si rilasciano ossitocina, serotonina e dopamina, gli ormoni della felicità, mentre si abbassa il cortisolo, l’ormone dello stress. L’umore si eleva verso una vera e propria euforia ed aumenta l’energia fisica e mentale. Successivamente si sperimenta un senso di calma e serenità.

Queste reazioni hanno un effetto benefico sulle funzioni dell’organismo. In particolare si riscontrano una minore pressione sanguigna e una maggior efficienza delle difese immunitarie. Altri effetti riportati dagli studi sono l’aumento dell’autostima e una minor incidenza di depressione e disturbi legati allo stress.

Ottime basi per una vita più lunga e più felice.

Felicità e benessere aumentano particolarmente quando si compie un’azione specifica per aiutare qualcuno. Un fatto concreto, che punti a un preciso obiettivo e non alla generale idea di una buona causa.

Ecco perché si può dire che un atto di altruismo al giorno leva il medico di torno. Sembra incredibile, ma gli studi lo dimostrano.

A chi ama le buone notizie potrebbe far piacere sapere che anche gli abbracci fanno molto bene alla salute.

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