UBS: economia al rallentatore nel 2019

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Ubs non ha dubbi: il 2019 sarà all’insegna di una crescita rallentata.

La questione politica secondo la view di UBS

A decidere il tutto sarà un mix fatto da una politica monetaria più serrata, una stentata crescita degli utili e un quadro geopolitico più complicato di quanto visto finora. Partendo da quest’ultima voce da Ubs ricordano che il 2019 sarà l’anno in cui in Usa ricomincerà la campagna elettorale per le presidenziali. Ma la politica caratterizzerà anche l’anno di altre nazioni. India, Sudafrica, Grecia, Canada e Argentina per esempio. Senza dimenticare che l’Europa voterà per il rinnovo del parlamento europeo a maggio.

UBS e L’Europa

Il tutto senza escludere un possibile ritorno alle urne per l’Italia a causa della fragilità dell’attuale alleanza di governo. Non solo, ma anche la Germania potrebbe vedere il suo esecutivo crollare. Da non dimenticare, in tutto questo, l’appuntamento sicuramente più incerto e imprevedibile di tutti: la Brexit. In Europa si dovrà fare letteralmente i conti con un calo delle esportazioni dovute alle crescenti tensioni sulle politiche commerciali.

Rallentamento, non recessione

Nessuna recessione in arrivo anche in virtù di tassi di crescita comunque in territorio positivo. Inoltre, stando alle previsioni di UBS, l’inflazione sarà ancora contenuta. Difficile, quindi, che possa esserci uno shock dei prezzi delle materie prime. Limitato anche il rischio di una stretta creditizia globale vista l’opera di messa in sicurezza degli istituti di credito e le varie ricapitalizzazioni arrivate dopo la crisi mondiale del 2008. Una crisi, ricorda UBS, che ha costretto le banche centrali ad attuare politiche di stimolo tra le più imponenti della storia. Politiche che adesso dovranno essere ritirate. Il che rappresenta una vera e propria sfida per i mercati come anche per le singole economie nazionali.

Le banche centrali

Proprio per questo motivo UBS ha osservato che una politica monetaria più restrittiva costituirà il fulcro dell’attenzione per i mercati. Un esempio? Gli Stati Uniti, i primi a dar vita ad azioni di stimolo finanziario, hanno già interrotto il loro Quantitative Easing. Parallelamente hanno aumentato i tassi di interesse quattro volte nel 2018. Il punto interrogativo però resta sul 2019 nonostante il governatore Jerome Powell abbia dato per certi altri due rialzi. La Banca Centrale Europea ha confermato a dicembre che il suo QE si sarebbe concluso alla fine del mese. Il rialzo dei tassi sul costo dell’euro, invece, è stato rimandato a dopo l’estate.

Chi vincerà?

In mezzo all’incertezza della Brexit, intanto, la Banca d’Inghilterra ha preferito attendere una schiarita degli eventi.

Ma chi riuscirà a vincere in questo trend? Per UBS tutte le aziende sensibili ai macro trend come l’aumento della popolazione globale e l’invecchiamento di quella occidentale.

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