Uber, un focus sul titolo azionario tanto discusso

Uber

Negli ultimi tempi l’attenzione di una gran parte degli analisti di Wall Street si è concentrata su Uber, il gigante del ride sharing. Il motivo è sostanzialmente duplice: da una parte la sua IPO abbastanza recente, dall’altra una strana contrapposizione tra l’andamento sui mercati e i profitti generati. Cerchiamo di fare  il punto della situazione.

Un pioniere nella sharing economy

Uber, nata nel 2009 a San Francisco,  è un’azienda attiva nel servizio di trasporto condiviso che consiste nel mettere in contatto diretto passeggeri e autisti tramite un’App. È considerata, insieme ad AirBnb, uno dei maggiori players della sharing economy. La compagnia ha un valore stimato di oltre 50 miliardi di dollari, grazie ai vari investitori che nel corso del tempo hanno creduto nel suo business.

Le evoluzioni societarie di Uber

Le stime parlano di più di quindici milioni di viaggi al giorno a livello globale, con circa 15.000 dipendenti in 77 nazioni e quasi 700 città. Nel 2015 lancia la sua nuova creatura denominata UberEats, che espande le possibilità dell’azienda nel campo delle consegne di cibo a domicilio. Nel 2017 Kalanich, co-fondatore e CEO dell’azienda, lascia il posto a Dara Khosrowshahi, già manager di Expedia.

I problemi a livello globale

Come è facile immaginare, Uber ha attirato su di sé le ire dei tassisti di tutto il mondo. Le accuse sono state quelle di non rispettare le regole vigenti per i guidatori di taxi e anche di non pagare le adeguate tasse. Alcune cause intentate sono state vinte tramite l’escamotage di definizione di “noleggio con conducente” e non taxi. Ma in molti Paesi è stato addirittura vietato e la mappa qui sotto ne mostra i dettagli

Mappa Uber

Il titolo a Wall Street

Sebbene operi da più di dieci anni, la IPO di Uber è avvenuta soltanto nel maggio di quest’anno, preceduta da un clamore davvero incredibile. A questo clamore, però, non hanno avuto seguito performance in linea con le attese. Il titolo, seppur arrivato ad un massimo annuale di 47$ a fine giugno, è andato in un trend ribassista che lo ha portato attualmente su livelli davvero pericolosi.

Grafico titolo Uber

Guardando ai fondamentali, i ricavi sono stati in crescita del 20% rispetto all’anno precedente e sono state rispettate anche le stime degli analisti.

E allora perché il titolo continua a scendere? Non è semplice rispondere a questa domanda. Da un lato, molto è dipeso dalle attese e dall’hype creato sull’esordio. Aggiungiamo anche che dietro questa società ci sono venture capitalist di tutto rispetto, che ovviamente spingono la società, e quindi il titolo azionario, magari più del dovuto.

I possibili competitors e il futuro di Uber

Uno dei fenomeni che ha suscitato interesse negli analisti quest’anno, è stato quello dei titoli che hanno registrato grosse perdite dopo il loro esordio a Wall Street. Tra questi troviamo Lyft, di cui abbiamo discusso proprio ieri in un articolo, che è tecnicamente il più grande competitor di Uber negli Stati Uniti. Ma anche GrubHub è da definire come diretto competitor, dopo che nel 2015 Uber ha deciso di investire nel suo stesso settore.

Molti commentatori e analisti sono fermamente ottimisti sul titolo nel tempo e parlano di potenzialità inespresse che al momento si traducono con scarse performance in borsa. Ma nonostante ciò, va detto che  i fondamentali dell’azienda lasciano molto a desiderare.

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