Trend di mercato e nuovo governo

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Intervista a Gian Piero Turletti

IN UNA PRECEDENTE INTERVISTA DEL PRIMO MARZO, LEI  AVEVA PREVISTO CHE POTESSE ESSERE ENRICO LETTA INCARICATO DELLA FORMAZIONE DEL GOVERNO.ORA COSA PUO’ DIRCI?
Intanto, sono soddisfatto di essere riuscito a comprendere alcune questioni di fondo, nel guazzabuglio politico, ma anche finanziario, in cui ci siamo trovati nel post elezioni.
Davo per scontato che difficilmente il M5S avrebbe consentito la formazione di un governo, con conseguente resa dei conti nel PD.
Avevo quindi pensato che Napolitano non potesse che rivolgersi ad una personalità, che avesse necessariamente talune caratteristiche: essere si del PD,  ma rappresentare una figura in qualche modo super partes, esponente di quel mondo ex democristiano, cui appartenevano molti del PD e del PDL, che potesse essere accettata senza problemi anche dal PDL, e così è stato.
Peraltro, ora che conosciamo la lista dei ministri, notiamo che non sono presenti figure storiche del PD o del PDL, proprio in modo da evitare veti incrociati.

MA PERCHE’ IL TEMA E’ COSI’ RILEVANTE, A SUO AVVISO, NON SOLO IN CHIAVE POLITICA, MA ANCHE CON RIFERIMENTO AD ECONOMIA E FINANZA?
Intanto, mi pare evidente la forza assunta dal trend rialzista, quando è nata la prospettiva di un governo Letta, anche se ritengo probabile, sul FTSE MIB, una correzione a breve.
Inoltre, credo sia un governo di discontinuità rispetto al governo Monti, soprattutto in considerazione delle diverse politiche economiche, che si intendono realizzare per affrontare la situazione di crisi che stiamo attraversando.

A  COSA SI RIFERISCE, IN PARTICOLARE?
Al fatto che, mentre Monti ha pensato soprattutto ad una politica di rigore dei conti pubblici, Letta sta invece proponendo anche politiche di sviluppo, cosa che ha sottolineato diverse volte, in questi giorni.

A SUO PARERE, QUALI SARANNO LE POLITICHE ECONOMICHE CHE POTRANNO CONSENTIRE DI CONIUGARE RIGORE E SVILUPPO?
In questi giorni, Enrico Letta non si è soffermato sui particolari tecnici, ma anche a fronte di sue precedenti analisi credo si possa dire quanto segue.
Intanto, sul tappeto c’è il discorso dell’IMU ed in generale la riduzione della pressione fiscale.
Per ottenere questo risultato, vi sono alcune centinaia di miliardi di beni di proprietà statale, tra partecipazioni societarie ed immobiliari, che da tempo attendono le dismissioni.
Sinora non si è proceduto con risolutezza in questo senso, a fronte di talune difficoltà tecniche.
In particolare, l’attuale fase di mercato non  sembra particolarmente propensa ad ottenere le migliori condizioni di vendita, e d’altra parte anche talune partecipazioni societarie rendono comunque un flusso cedolare costante, che verrebbe meno in caso di dismissioni.

COME SI POTREBBE OVVIARE A TUTTO QUESTO?
Per quanto riguarda le partecipazioni societarie, intanto ricordo che le regole sulla golden share consentono di dismettere parte significativa delle quote societarie, senza perdere il controllo sul voto nelle società medesime, con riferimento a quelle di rilevante interesse strategico nazionale.
Per quanto concerne gli immobili, andrebbero censiti quelli che si possono dismettere da quelli che non possono essere utilizzati in tal senso.
A mio avviso, la soluzione migliore non è mettere direttamente sul mercato  queste proprietà, ma realizzare una cartolarizzazione, ad esempio uno strumento finanziario costituito da un fondo rappresentativo di quote percentuali delle varie proprietà immobiliari e delle partecipazioni societarie, e quest’ultimo potrebbe quindi essere venduto sul mercato.

DA TALI OPERAZIONI, QUANTO SI POTREBBE INCASSARE?
Una stima approssimativa indica un valore complessivo delle proprietà statali, tra partecipazioni societarie e proprietà immobiliari, che potrebbe arrivare, per difetto, anche ai 600/700 miliardi.
Naturalmente, come dicevo, non tutte le proprietà immobiliari e le partecipazioni societarie potrebbero  essere dimesse, e quindi credo che una stima ragionevole di quanto cedibile si aggiri tra il 30 ed il 40 per cento del valore complessivo, che quindi si aggirerebbe intorno ai 200, 250 miliardi, senza contare quanto deriverebbe da un’altra possibile misura, sulla quale mi sono concentrato nella precedente intervista, la dismissione delle riserve aurifere.

QUALE SAREBBE L’EFFETTO DI UN’OPERAZIONE DI QUESTO TIPO?
Diminuire complessivamente il debito pubblico di alcune centinaia di miliardi consentirebbe sicuramente una riduzione dello spread non indifferente.

SI ERA PARLATO IN QUESTI GIORNI ANCHE DI UN POSSIBILE COINVOLGIMENTO DI GIULIANO AMATO NEL GOVERNO, IPOTESI POI NON VERIFICATASI.
CI PUO’ SVELARE QUALE SAREBBE STATO IL PIANO SEGRETO DI AMATO IN AMBITO ECONOMICO?

Come forse qualcuno ricorda, Giuliano Amato lavora in Germania, in un centro studi che riconduce ad ambienti vicini alla Deutsche bank, nonché all’FDP, cioè al partito liberale tedesco.
Andando ad analizzare, quindi, cosa indicano pubblicazioni tedesche in tale ambito, direi che da quest’ultimo, di cui Amato fa parte, erano emerse indicazioni relative soprattutto alla situazione delle banche italiane.
Si era sostenuta la possibilità non di prelievi forzosi a carico dei correntisti, ma una sorta di acquisto forzoso di titoli di stato italiani, detenuti dalle banche.
Così, in cambio di tale acquisto, le banche avrebbero potuto trasformare i titoli in liquidità, necessaria a rafforzare la loro consistenza patrimoniale, ed i correntisti si sarebbero trasformati, di fatto, in prestatori di capitale alle banche.

MA SECONDO LEI, SAREBBE STATO TECNICAMENTE FATTIBILE UN PIANO DI QUESTO TIPO?
Probabilmente no, soprattutto in quanto avrebbe determinato non pochi sospetti di incostituzionalità.

TUTTI RISOLTI, QUINDI, I PROBLEMI ECONOMICI?
No, credo che questo proprio non si possa dire.
Anche nel caso di un piano di dismissioni di rilevanti dimensioni, il debito pubblico italiano non è di qualche centinaio di miliardi di euro, e peraltro un piano di dismissioni va portato avanti nel tempo, non  è operazione di breve termine.

MA DEI MERCATI AZIONARI COSA PENSA?
Mi pare interessante il riallineamento ciclico, intervenuto sul time frame mensile del Top or bottom, che li mette in situazione di andare incontro ad un rialzo quanto meno di alcuni mesi.
Se poi vogliamo invece riferirci alla specifica situazione del FTSE MIB, allora va detto che ha dimostrato una forza non indifferente, ma, nonostante questo, è probabile l’inizio di una fase di ritracciamento, pur nell’ambito di un trend di medio e lungo al rialzo.

INFINE, UNA DOMANDA SUL DOW JONES:
E’ MUTATO QUALCOSA RISPETTO A QUANTO DA LEI PREVISTO IN UN’INTERVISTA DI GENNAIO?

Intanto, vorrei ricordare che in quell’intervista io sottolineavo quanto segue: obiettivo in area 15.600 per/entro marzo 2014.
Tale livello coincide con l’intersezione tra la retta bisettrice dell’attuale canale di lungo ed una retta resistenziale di lunghissimo termine, intersecante il massimo del 2007.
Questa proiezione rimane valida.
Questo non significa che, necessariamente, il massimo sarà a questo livello, o a marzo 2014, ma che, osservando per maggior semplicità un grafico a barre mensili, possiamo notare come le quotazioni siano tuttora inserite nel canale di lungo, intrapreso nel 2009, e come l’attuale barra mensile abbia realizzato un massimo a 14887, avvicinandosi così alla retta di lunghissimo termine ora transitante in area 15500.
Da notare come il massimo del 2000 si sia formato senza neppure arrivare a toccare tale retta di lunghissimo termine, e come da tale massimo si possa tracciare altra retta di resistenza, parallela alla prima, che già è stata raggiunta proprio dall’attuale barra mensile!
Siamo quindi in corrispondenza di un massimo di lungo termine?
Non è detto, in quanto da tale livello potrebbero intervenire anche solo dinamiche correttive.
Direi che da questi livelli e per i prossimi mesi, potrebbe intervenire una dinamica distributiva, tale da lasciar spazio a ribassi, che solo sotto il supporto dinamico, tracciato dal minino del 2009, sarebbero interpretabili come inversione del trend di lungo.
Ora anche il top or bottom mensile indica che non dovremmo ancora essere in prossimità di un massimo.
La situazione attuale va quindi interpretata, a mio avviso, come potenziale segnale non di trading, ma di alert per una possibile dinamica distributiva, che si tradurrebbe in segnale di inversione di lungo solo alla rottura del supporto dinamico ora intersecante, su time frame mensile, area 12650/12700.
Probabile, tuttavia, che il massimo si raggiunga, prima di un ribasso di maggiori dimensioni, solo lungo la seconda retta di resistenza, tracciabile dal massimo del 2007.

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